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23/05/18

Recensione di Neve di Primavera di Yukio Mishima


Trama: La storia è ambientata in Giappone dopo la guerra russo-giapponese, negli anni che precedono la prima guerra mondiale, e il contesto è quello dell'alta società, convenzionale e tradizionalista ma attratta anche dalla moderna civiltà anglo-occidentale. Tutti sono ossessionati dal decoro, dal rispetto delle apparenze e dalla conformità a regole antiche, nonostante l'ipocrisia di fondo, in una realtà che sta rapidamente mutando. Protagonista principale è il giovane Kiyoaki Matsugae, appartenente a una famiglia di Samurai, figlio di marchesi, ma cresciuto nella più aristocratica casa dei conti Ayakura, vicina alla corte imperiale, dove ha ricevuto un'educazione estremamente elitaria. Trascorre così pubertà e adolescenza al fianco della figlia dei conti, Satoko, di due anni maggiore di lui. Kiyoaki ha ora diciott'anni, frequenta la Scuola dei Pari, e ha per amico Honda Shigekuni, un ragazzo concreto e positivo, più maturo e consapevole di lui. Satoko ha vent'anni ma ancora non ha accettato un pretendente, essendo segretamente innamorata di Kiyoaki, che è un bellissimo giovane, di gusti raffinati e tratti aggraziati. Per indole ed educazione è malinconico e sensibile, orgoglioso e capriccioso, emotivo e instabile, tutto sentimento e privo di volontà, ignaro ancora del proprio desiderio sessuale e quindi infantile nel giocare con l'affetto di Satoko. L'amore tra i due in ogni caso sboccia, in circostanze a loro sfavorevoli, e li trascina in una passione senza vie d'uscita, che li travolgerà entrambi. Honda intanto assiste come muto testimone ai mille moti contraddittori del cuore e alle sfumature dei sentimenti dell'amico che per la prima volta si trova a gestire emozioni di cui non ha esperienza, affrontando pure l'incomprensione di una società adulta ostile.

Mi sono avvicinata per puro caso a Mishima,  noto autore nipponico del secolo scorso tramite un gruppo di lettura e la trama mi ha abbastanza ispirato. Poi è giapponese, quindi "roba mia".
Però non so dire sei mi sia piaciuto o meno XD

Il romanzo innanzitutto è unico nel suo genere e lo posso assimilare più come "saggio" dell'epoca.
I fatti sono narrati dopo la guerra russo-giapponese, al tramonto dell'era Meiji, e ci fanno conoscere il primo protagonista con la sua spalla: Matsugae Kiyoaki e Honda Shigekuni. I due sono studenti di una prestigiosa scuola per giovani rampolli, quale Kiyoaki effettivamente è.
Ci vengono subito introdotte le caratteristiche dei due. Mentre Honda è un gran studioso, osservatore delle regole e pensatore, Kiyoaki è vanesio, introverso e malinconico, chiuso in un mondo di tormenti interiori (e pensare che all'inizio l'ho trovato affine a me per la sua indole solitaria). Da sempre la sua vita è allacciata a quelli degli Ayakura, conti che si sono assunti il compito della sua educazione precedente, ed in particolare a quella di Satoko, erede degli Ayakura poco più grande di lui, raffinata ed affascinante, che il giovane sembra detestare, mentre lei parrebbe propensa a mostrare il proprio interesse. 
Lo svolgimento della storia non gioca sull'azione, ma sulla riflessione e sugli equilibri e le interazioni tra personaggi. Qualcosa che somiglia all'azione avverrà molto più avanti ed in maniera anticonvenzionale, credo.
La narrazione ci svela la tipica società giapponese: relazioni formali, gerarchie, gestione di situazioni predefinite, etichetta, educazione, giochi di potere sia con chi di famiglia che con chi esterno.
Tutto è sempre molto ben organizzato e le regole vengono seguite con zelo.
Mi ha sorpreso l'esistenza di avvocati e di un vero e proprio sistema giuridico quando, in vari testi, ho sentito che l'affermarsi di tale figura è stato lento in quanto il popolo giapponese non ama molto le controversie. A quanto pare le cose erano diverse, ma ben organizzate.
Non riesco a capire se la storia sia troppo avanti o meno rispetto ai tempi in cui mi figuro i fatti, ma è senz'altro uno scontro generazionale tra i vecchi molto rigidi e tutti d'un pezzo e questi giovani melliflui, quasi femminei di cui Kiyoaki è un estremo esempio. Questo aspetto mi è piaciuto molto.

Però non so dire se mi sia piaciuto o meno. Ha il suo valore come opera, ma il finale lascia senza parole perchè violento e tronco. Ha senso, ma mi pare una porta sbattuta in faccia.  E perchè è estremamente riflessivo, ci sono quelli che sento voli pindarici e che non ho capito bene. Paragoni sull'ombra delle nuvole o le onde imponenti che però si infrangono sulla battigia e varie digressioni sul buddismo che capisco vagamente.
Forse è un libro poco oltre la mia portata ^^" Sono comunque contenta di averlo letto e di aver fatto questa esperienza del Giappone del secolo scorso.

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