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10/05/17

Recensione L'amico immaginario di Matthew Dicks

Trama: Per Max vivere è una faccenda piuttosto complicata: va in tilt se deve scegliere tra due colori, non sopporta il minimo cambio di programma, detesta essere toccato, persino da sua madre che vorrebbe abbracciarlo molto di più. Del resto ha nove anni ed è un bambino autistico. Per fortuna c'è Budo, il suo invisibile e meraviglioso amico immaginario che non lo abbandona mai e da molto vicino ci racconta la sua storia. Finché un giorno accade qualcosa di terribile: Budo vede Max uscire nel cortile della scuola e sparire nell'auto della signora Patterson, la maestra di sostegno. Lo chiama, gli ordina di fermarsi, lo rincorre, ma è tutto inutile. L'auto sfreccia via e per la prima volta Budo è solo. Da quel momento, di Max non si hanno più notizie. E quando a scuola arriva la polizia per interrogare gli insegnanti, Budo è l'unico a sapere con certezza che la signora Patterson non sta dicendo la verità. Ma nessuno al mondo può sentire le sue parole, nessuno, tranne il suo amico scomparso... Dov'è finito Max? Che cosa può fare Budo per risolvere un mistero più grande di lui e riaverlo con sé? 

Questo romanzo è stato una vera sorpresa, comprato per caso durante la spesa.
Tratta di autismo, tema che mi interessa, ma in modo insolito ovvero con la narrazione dell'amico immaginario del protagonista. Infatti la storia verrà narrata da Budo, l'amico di fantasia di Max, un bambino autistico che vive con difficoltà ogni giorno.
Budo ci rivela un mondo sconosciuto:  scopriamo infatti che gli amici immaginari sono moltissimi, tutti diversi tra loro e solo pochi vivono a lungo. Budo è un fuoriclasse: sei anni, al contrario degli altri che vanno dai pochi minuti ai tre anni. Mediamente con l'ingresso a scuola iniziano a morire. Probabilmente Max, coi suoi problemi, ha molto bisogno di lui. Infatti Budo lo aiuta, lo suggerisce, sa prenderlo meglio dei suoi genitori. 
Peccato che un giorno venga rapito, Budo conosce il rapitore, ma non può comunicare in alcun modo data la sua natura e dovrà ricorrere a tutte le sue risorse per salvare il suo amico.
Vengon trattati vari aspetti nel libro. Innanzitutto la scuola, un luogo dove un bambino autistico dovrebbe ricevere aiuto e sentirsi a suo agio. Invece può essere vittima di bulli, spesso deve arrangiarsi coi suoi problemi, i compagni possono essere invadenti anche con le migliori intenzioni. Ma è anche utile alla sua crescita, già difficile, se le cose vengono fatte al meglio possibile.
Poi si parla anche della difficoltà dei genitori. Quelli di Max sono molto divisi sull'argomento: per il padre Max è solo lento, per la madre invece lui ha bisogno di aiuto e vuole valutare ogni strada per aiutarlo e farlo crescere bene, ma soprattutto per ricevere almeno un abbraccio anzichè solo rifiuti (e la capisco, soffrire anch'io se i miei figli mi respingessero e faticassero a vivere nel mondo).
C'è poi la fantasia che è anche il perno del romanzo. La storia viene raccontata da un inesistente. Budo esiste eppure è frutto della fantasia come i suoi amici. Amici che però ai bambini servono spesso e che vengono poi dimenticati, vengono fatti morire. E' giusto così, ma è anche triste. Budo poi è singolare tra i suoi simili perchè è completo fisicamente, sembra un ragazzo, è razionale ed anche con molta coscienza di sè. Ama Max, ma non vuole sparire, teme la morte ed è felice che Max abbia così bisogno di lui.
Interessante anche il tema del rapimento perchè noi sappiamo chi è, ma gli altri no e non si capacitano di come sia possibile che tale crimine venga commesso da un conoscente del bambino.
La storia è scritta benissimo, si segue un piacere e senza accorgersi si arriva ad un finale dolce, malinconico e potente.


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