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31/08/21

Recensione di La città dei vivi di Nicola Lagioia

 

Trama: Nel marzo 2016, in un anonimo appartamento della periferia romana, due ragazzi di buona famiglia di nome Manuel Foffo e Marco Prato seviziano per ore un ragazzo più giovane, Luca Varani, portandolo a una morte lenta e terribile. È un gesto inspiegabile, inimmaginabile anche per loro pochi giorni prima. La notizia calamita immediatamente l’attenzione, sconvolgendo nel profondo l’opinione pubblica. È la natura del delitto a sollevare le domande più inquietanti. È un caso di violenza gratuita? Gli assassini sono dei depravati? Dei cocainomani? Dei disperati? Erano davvero consapevoli di ciò che stavano facendo? Qualcuno inizia a descrivere l’omicidio come un caso di possessione. Quel che è certo è che questo gesto enorme, insensato, segna oltre i colpevoli l’intero mondo che li circonda.

Nicola Lagioia segue questa storia sin dall’inizio: intervista i protagonisti della vicenda, raccoglie documenti e testimonianze, incontra i genitori di Luca Varani, intrattiene un carteggio con uno dei due colpevoli. Mettersi sulle tracce del delitto significa anche affrontare una discesa nella notte di Roma, una città invivibile eppure traboccante di vita, presa d’assalto da topi e animali selvatici, stravolta dalla corruzione, dalle droghe, ma al tempo stesso capace di far sentire libero chi ci vive come nessun altro posto al mondo. Una città che in quel momento non ha un sindaco, ma ben due papi.
Da questa indagine emerge un tempo fatto di aspettative tradite, confusione sessuale, difficoltà nel diventare adulti, disuguaglianze, vuoti di identità e smarrimento. Procedendo per cerchi concentrici, Nicola Lagioia spalanca le porte delle case, interroga i padri e i figli, cercando il punto di rottura a partire dal quale tutto può succedere.

Non avevo seguito molto le vicende del caso Varani, ma il GdL delle PBS mi ha permesso di rimediare.

Il caso in sé destabilizza: due giovani di buona famiglia, uno più dell'altro, uccidono e seviziano brutalmente un ragazzo più giovane e di più umili origini. Il tutto senza motivo.
I giudizi sono facili, il ribrezzo garantito e facile da provare.
Il difficile è approfondire, ragionare, indagare, scandagliare l'animo umano.
Una risposta definitiva non la potremo avere mai, ci sarà sempre il dubbio che ci sia altro, che non sia stata raccontata tutta la verità o che sia stata riferita in una maniera impossibile da far diventare oggettiva ed universale,
Andando avanti si scoprono quasi tutti i punti di vista, gli altarini e gli scheletri nell'armadio ed è un gran casino.
Ci spinge a chiederci cosa ci separa dall'orrore e dall'abisso, perché, che siamo o meno  turbati e torbidi nell'animo, nella realtà. tutti abbiamo fatto, con intensità diversa per ognuno, pensieri violenti.
Ma cosa ci separa dal degrado e dal crimine? Il semplice raziocinio? Il non utilizzo di droghe? Le dipendenze più sicure?
Risposte auree non ce ne sono.

L'autore solleva inoltre altre questioni.
Un altro fatto di cronaca più ampio e davvero disgustoso ed imperdonabile viene affrontato tra queste pagine. Checché si possa spiegare, è qualcosa di atroce.
Il tutto si colloca nella cornice di una Roma distrutta, una ROma che non ricordavo e che non riconosco. Vero che non ci vivo stabilmente dal 2002 e che non torno in zona dal 2014 (e non ci avevo nemmeno soggiornato, quindi l'ultima volta è stata nel 2010), però non la serbavo così nella memoria. Caotica, disordinata, in ritardo, ma non così rovinata e degradata.
Però, come dice l'autore, è una città che ti entra dentro e che manca all'anima, nonostante i difetti. Come può essere vero che non sia nemmeno eccessivamente drammatica, come dicono altri.
L'autore poi spiega anche perché il caso è stato così importante per lui ed  è una motivazione personale.
Ha comunque avuto grande talento. E' un libro duro e feroce, non risparmia niente, ma è anche impossibile metterlo giù e non per voyerismo, ma proprio perché c'è un'urgenza a conoscere l'animo umano e speriamo nella risposta alla domanda "perché è successo?", augurandoci che sia esauriente.
Non è facile non essere pesanti e non cadere nel rapacismo che un fatto simile potrebbe causare (anche per speculare e vendere di più) quindi è stato un lavoro eccezionale.

Finito il 16/05/21


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