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25/09/19

Recensione di Expo 58 di Jonathan Coe

Trama: L’Exposition universelle et internationale de Bruxelles del 1958 è il primo evento del genere dopo la Seconda guerra mondiale. La tensione politica tra la Nato e i paesi del blocco sovietico è al culmine. In piena Guerra fredda, dietro la facciata di una manifestazione che si propone di avvicinare i popoli della Terra, fervono operazioni d’intelligence in cui le grandi potenze si spiano a vicenda. Incaricato di sovrintendere alla gestione del club Britannia nel padiglione inglese è un giovane copywriter del Central Office of Information di Londra, Thomas Foley, che si trova così catapultato al centro di un intrigo internazionale di cui diventa un’inconsapevole pedina. In un fuoco di fila di esilaranti colpi di scena, il racconto corre su due binari paralleli egualmente coinvolgenti: i turbamenti amorosi del giovane Thomas e una spy story che ci inchioda alle pagine, pervasa dal proverbiale umorismo di Coe. Una vicenda appassionante in cui l’autore inglese torna ad attingere alla ricca vena ironica dei suoi inizi.

Con i GDL su Coe di Leggo Quando Voglio, su Telegram, stiamo leggendo man mano tutti i libri. Alcuni li rileggeremo più avanti perché sono stati letti quando io ancora non ero nel gruppo.

Questo volume politicamente è molto interessante.
Thomas Foley è un impiegato del Central Office of Information e, per una serie di coincidenze, si trova inviato a Bruxelles per l'Expo del 58, primo evento importante dopo la Seconda Guerra  Mondiale, ma contemporaneamente verrà coinvolto anche dai servizi segreti.
Da una parte l'importanza a raccontare quell'epoca, dall'altra Coe si disperde nel raccontare clichés un pò noiosi: Thomas si è sposato più o meno per dovere, trascura la moglie che ha appena partorito, la stessa moglie perde le giornate tra bambina e casa, la suocera spinge il figlio ad occuparsi di lei che sa cosa vuol dire essere trascurate, l'ebrezza di un viaggio di lavoro di sei mesi a divertirsi lontano dalla famiglia, eventuali tresche da consumare da parte di entrambi...Un pò boh...

Poco meglio la parte che riguarda l'Expo.
A pensare alla figura che hanno fatto gli inglesi con la macchina Zeta, sintesi dei progressi britannici, rivelatasi fuffa e quei progressi un caso. Io mi nasconderei ancora oggi!
Ma la buona dose di parole va anche agli italiani che ci fanno la figura di persone...leggermente assenteiste o poco amanti del lavoro.
Comunque sono interessanti le implicazioni politiche dell'evento in quegli anni, a poca distanza dal disastroso conflitto che ha coinvolto molti paesi. Ci sono ovvie considerazioni delle reazioni russe e tedesche, così come attenzione a minuzie come il disagio vissuto dai popoli di lingua tedesca, pur non tedeschi, che venivano accorpati alla Germania.
Poi abbiamo le macchiette dei servizi segreti, l'ombra dello spionaggio russo... Mezza veritiera e mezza giullaresca, l'analisi c'è ed è qualitativa.

In definitiva non il miglior lavoro di Coe.
Certo, sempre brillante ed arguto, ma non mi ha saputo dire nulla se non in quei momenti in cui ribalta sempre la trama come sua abitudine. Ho poi assolutamente apprezzato i collegamenti con "La pioggia prima che cada" che sono numerosi. La storia per certi versi è intrecciata, ma non c'è paragone tra le due e dire che temevo dal volume a cui si collega noia a palate. Niente di più diverso perché si è preso una parte del mio cuore.

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