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28/06/19

Trilogia del ritorno di Fred Uhlman

Trama: I tre romanzi brevi, L'amico ritrovato, Un'anima non vile e Niente resurrezioni, per favore, nascono dalla vicenda di chi, innamorato della Germania e della sua cultura, se ne vide nel 1933 allontanato in nome di una motivazione aberrante come quella razziale. Fred Uhlman detta la condanna di una delle pagine più agghiaccianti della nostra storia, riuscendo a trarre una musica semplice e malinconica dalla tragedia di un'intera civiltà.

Temevo un volume lungo, scritto in maniera antiquata, soporifero. Invece si legge in un soffio.
Innanzitutto i tre volumi sono brevissimi, la lunghezza di una novella più o meno.
Come scritto nella prefazione, sembra di "leggere un quadro" perché tutto è calcolato a puntino, non c'è nulla di superfluo come fanno i pittori, come Uhlman, che devono studiare lo spazio che hanno sulla tela.


I temi trattati sono numerosissimi.
Il più importante è quello dell'amicizia. Hans Schwarz rimane folgorato dall'arrivo di Konradin von Hoenfels, giovane conte, discendente di una famiglia illustre che ha fatto la Storia della Germania, appena iscrittosi alla sua scuola. Non sa perché, ma decide di voler diventare a tutti i costi suo amico, non per il suo titolo, almeno non solo. E non si tratta semplicemente di un'amicizia tra un plebeo e un nobile, ma di un ebreo e di un nobile tedesco, negli anni prossimi  all'imporsi del nazismo, corrente ancora poco forte a Stoccarda.
E' un'amicizia sudata e, quando decolla, incrollabile.
Discutono di tutto: religione e ragazze. Delle ultime nessuno ha grande esperienza, della prima Hans si può definire praticamente ateo, mentre Konradin è un fervente credente, protestante mi pare. I due però si allargano anche a letteratura, arte poesia, fanno viaggi.
I genitori di Hans non si sentono poi ebrei, anzi, il padre è un ex militare decorato. Sono colti, sobri, aperti, la religione non è il loro centro.
Però si devono scontrare contro la mal sopportazione dei genitori di Konradin che Hans non conoscerà mai direttamente. Il conte padre e la consorte sono degli Hohenfels, questo basta, sono superiori. Così come impareranno a far fronte all'incredulità dei compagni che tanto desideravano l'attenzione del giovane nobile. I professori sono colpiti dell'amicizia tra quel conte colto e quel ragazzo promettente e con una gran testa e una buona preparazione fisica (fino a che...il nazismo non metterà gli ebrei in cattiva luce).
Tutto ciò presto approderà nella sempre più ampia diffusione del credo di Hitler che sarebbe capace di distinguere tra ebrei buoni e  cattivi. Si fa strada la convinzione tra gli stessi ebrei che debbano tornare in Palestina, la appoggiano anche certi tedeschi. E, come viene fatto notare, come pretendere una terra dopo duemila anni di assenza? E' follia! Infatti...la storia ha mostrato molto nel tempo.

Questa non è una lettura felice, semplice, infatti mi ha depresso e già non sono in un periodo semplice.
Questo primo volume ci introduce all'avvento del nazismo attraverso la storia dei personaggi ,che rimane centrale, nel secondo troviamo le lettere di Konradin ad Hans (perdonate la blasfemia, ma il loro rapporto era così forte da sfociare, a mio avviso, nell'amore. Non parlo di omosessualità, che approvo, ma li ho visti, genuinamente, oltre il semplice rapporto di amicizia ed in maniera del tutto pura) e si arriva al terzo dove, narratore, troviamo Elsas, un altro studente ebreo della scuola di Stoccarda, che parla di quel che gli è costata la Germania. L'espatrio da una terra che amava, che sentiva sua, solo per salvarsi la vita che poi è rimasta intrisa della sua avversione ad una patria che contemporaneamente gli  manca e lo dilania. Ironia della sorte, la sua vecchia scuola gli chiede un contributo per gli studenti caduti! Cioè, il caro Hitler voleva sterminare gli ebrei e lui dovrebbe pagare un monumento per quelli che magari andavano appresso alle sue idee e che chiamavano in maniera dispregiativa gli ebrei? Però sarà un'occasione per affrontare il passato.
Quanto è più sconcertante è che vari tedeschi davvero ignoravano lo sterminio che aveva luogo nei campi, anche chi era nei ranghi dell'esercito.

Quel che è certo è che questa trilogia si legge velocemente, ma devasta. Quando deve dire le cose brutte, l'autore è lapidario, breve. Non v'è dubbio che abbia messo la sua personale esperienza all'interno. Tendenzialmente ho visto consigliato solo il primo volume alle scuole medie, probabilmente perché è il più "digeribile", ma è una botta anche quello benché più moderato e, tutto sommato, felice.
Al di là della semplicità di lettura, occorre essere in uno stato d'animo tranquillo.

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