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01/03/19

Recensione di Quella sera dorata di Peter Cameron

Trama:Quando qualcuno si accinge a scrivere la biografia di qualcun altro, parenti e amici del biografato cercano quasi sempre di ostacolare un'iniziativa che, in un futuro minacciosamente vicino, li costringerebbe a leggere la solita compilazione di svarioni, congetture e voli di fantasia non autorizzati. È quindi ovvio che né la moglie, né il fratello, né l'amante del defunto Jules Gund, autore di un solo e venerato libro, desiderano che il giovane Omar Razaghi si rechi nella tenuta di famiglia in Uruguay, e s'impicci di faccende – piuttosto scabrose, fra l'altro – che non lo riguardano. Ma Omar ha una fidanzata che ripone in lui consistenti aspettative, e lo mette, di fatto, sul primo aereo per il Sudamerica – ignorando di consegnarlo così, nel ruolo di amoroso, a tre consumati professionisti della dissimulazione. È solo l'inizio di una commedia brillante e feroce, dove nessuna combinazione di fatti, sentimenti o rivelazioni è esclusa in partenza: e la regia di Peter Cameron, alternando concessioni alla platea e battute al vetriolo, costruisce sotto i nostri occhi una scena perfetta, che sembra immaginata da Noël Coward o Tennessee Williams, ed è invece solo quella in cui viviamo.


Io e gli Adelphi ci amiamo poco e, quando in uno dei gruppi di lettura che frequento, hanno proposto questo libro, ero diffidente. Ambientato in Uruguay poi! Il sudamerica non è esattamente il mio posto preferito! Ed invece si è rivelato una grande sorpresa.

Tutto inizia con la richiesta di Omar Razaghi, ricercatore, che chiede agli esecutori del defunto Jules Gund di scrivere una biografia autorizzata su di lui.
Purtroppo la risposta è no.

Omar ci rimane male, è demoralizzato, ma la sua ragazza lo costringe a mettersi in gioco e volare lì per ottenere l'autorizzazione a questo progetto ricco di vantaggi anche per gli esecutori.
E' così che il nostro ricercatore parte verso l'America meridionale, raggiungendo con grande dispendio di energia Ochos Rìos, dimora della signora Gund, di Arden Langdon e, due chilometri più in là, anche di Adam Gund, fratello dello scrittore.
L'impatto non è dei migliori. Ochos Rìos strega, Arden è affascinante e accogliente quanto Caroline è volutamente scortese dietro un'apparenza di cortesia ed Adam tagliente e sagace, ma anche l'unico davvero a favore della biografia.
Razaghi cercherà di ottenere quel che vuole, da questo si gioca molto del suo futuro, ma per farlo dovrà sfidare la sorte e per Caroline, Arden ed Adam significa, volenti o nolenti,  scavare nel passato e affrontare i propri dolori, i limiti, l'immobilità che si sono imposti, rimanendo imprigionati in un eterno per sempre. Omar sarà come un piccolo uragano che smuoverà il terreno su cui passerà, nel bene e nel male, ed anche lui ne uscirà diverso.

Questo romanzo è terapeutico, la lettura di queste righe distende i nervi.
Non amo le località meridionali del mondo, eppure qui, nonostante il caldo, mi sono rilassata, assaporando la tranquillità e la semplicità del posto (nella realtà morirei di paura!).
Ogni personaggio, a suo modo, è stato affascinante. Ho avuto problemi con Deirdre, ragazza di Omar, e con Caroline, la signora Gund.
La prima è una donna volitiva, troppo forte, convinta di fare del bene dominando il suo ragazzo ed invece  è assolutamente priva di tatto, prevaricatrice e ben poco attenta alle esigenze altrui. Non esattamente la persona adatta ad Omar, un giovane uomo sensibile ed indeciso, anche se la sua spinta lo ha catapultato in un'avventura che lo ha aiutato a crescere e superare i suoi limiti.
Caroline invece è proprio...stronza! Non c'è altro termine adatto, ma, leggendo la sua storia, si capisce che è solo una difesa, come gli aculei lo sono per il porcospino. E' semplicemente una donna che ha sofferto molto. Che poi abbia anche qualche cedimento mentale visto il suo isolamento...può anche essere!
Adam è invece il migliore. Non sempre concordo con lui, ma mi sembra sincero senza essere maleducato o pretendere la ragione. Ho amato la sua relazione con Pete, uomo abbastanza giovane con cui ha una stabile relazione da qualche anno.
Arden non saprei, è troppo perfetta! Sembra finta! Ma è l'unica dotata di sale in zucca assieme alla figlia Porzia. Apprezzo il suo volerle dare una vita sicura, lontano dalle insicurezze e dagli sballottamenti che ha sopportato lei, ben sapendo che probabilmente per questo sua figlia cercherà gli stimoli opposti una volta adulta.
Omar è un uomo dolce, non sa ancora cosa vuole, ma è assennato e sensibile, una compagnia delicata ed affascinante.

La scrittura utilizzata è semplice, ma utilizzata finemente. L'autore è stato molto abile. E' assolutamente riposante leggere le sue parole.
E lascia anche degli insegnamenti molto validi: non rimanere concentrati su di sè e sul passato e che non è mai troppo tardi per trovare la propria strada, per cambiare, per essere soddisfatti di sé o addirittura felici.
Ho amato, durante le prime righe, l'affermazione di Caroline che afferma che l'opera di un artista o di uno scrittore deve parlare di lui, senza bisogno di altro. Lei odia le biografie perché le sembrano false.
E' bella anche la dimensione "dal vivo". Qui ci si incontra, la tecnologia è una presenza vaga. In Uruguay non è così avanzata, ci si incontra, si fanno anche chilometri per interagire tra persone e col mondo. In questo romanzo la dimensione umana è esclusiva, ci si vede e ci si parla molto faccia a faccia.

Insomma, succede tutto e non succede niente. La storia è un cerchio perfetto, non ci sono adrenalina e grandi cambiamenti, la scena è quella, i personaggi quelli, i fatti  quelli, ma il viaggio interiore è grande.

Più che promosso!


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