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23/02/19

Recensione di La modista di Andrea Vitali

Trama: Nella notte hanno tentato un furto in comune, ma la guardia Firmato Bicicli non ha visto nulla. Invece, quando al gruppetto dei curiosi accorsi davanti al municipio s’avvicina Anna Montani, il maresciallo Accadi la vede, eccome: un vestito di cotonina leggera e lì sotto pienezze e avvallamenti da far venire l’acquolina in bocca.

Da quel giorno Bicicli avrà un solo pensiero: acciuffare i ladri che l’hanno messo in ridicolo e che continuano a colpire indisturbati. Anche il maresciallo Accadi, da poco comandante della locale stazione dei carabinieri, da quel momento ha un’idea fissa. Ma intorno alla bella modista e al suo segreto ronzano altri mosconi: per primo Romeo Gargassa, che ha fatto i soldi con il mercato nero durante la guerra e ora continua i suoi loschi traffici; e anche il giovane Eugenio Pochezza, erede della benestante signora Eutrice nonché corrispondente locale della «Provincia». 

Il nuovo romanzo di Andrea Vitali è centrato su una protagonista femminile vitale, ambiziosa e sensuale, un po’ furba e un po’ ingenua. Intorno al suo frequentatissimo atelier, tra cognac doppi e partite a scala quaranta, si muove e si agita tutto il paese: dal sindaco Balbiani con il segretario comunale Bianchi, giù giù fino al trio di giovinastri composto dal Fès, dal Ciliegia e dal Picchio, passando per l’appuntato Marinara, che deve rimediare alle distrazioni del superiore, e poi le misteriose titolari della farmacia Gerbera e Austera Petracchi, la cuoca di casa Pochezza e sua figlia Ersilia, lo spazzino Oreste e il messo Milico…

Nei suoi romanzi – divertenti, intelligenti, godibilissimi – Andrea Vitali ha reinventato magistralmente la commedia all’italiana: riesce così a restituire l’immagine più vera e profonda del nostro paese, in un’incessante girandola di caratteri e di sorprese.

Non sono solita leggere i libri di Andrea Vitali. Ho provato La verità della suora storta e nemmeno mi è dispiaciuto, ma non sono così appassionata di questo autore da voler leggere ogni suo libro, anche se la lettura si rivela poi proficua. E' questo il caso.

Ho cominciato questo volume senza particolari aspettative, certa che comunque avrei letto una storia gradevole e scritta bene.
Fino a buona parte del romanzo è stato difficile destreggiarsi tra i vari scenari proposti. E' evidente che siano collegati, ma se ce ne vuole per iniziare a tessere i collegamenti! Non sono molto paziente benché sembri il contrario.

La storia è ambientata in quel di Bellano, comune lombardo, nei primi anni della Repubblica Italiana.
Un tentato furto presso la sede del Municipio dà il via alle danze: la guardia notturna Bicicli non ne sa nulla, coprendosi così di ridicolo in tutto il paese. Pare che nulla sia stato rubato e che ci sia ben poco da indagare.

In concomitanza con questo "evento" entra in scena Anna Montani, modista del paese, donna avvenente quanto intelligente, causando guai ad un bel pò di uomini: il marescialli Accadi ed il giornalista Eugenio Pochezza per primi. Per certi versi anche all'appuntato Marinara perché quel pover'uomo deve praticamente fare da balia al superiore.

La trama è complessa e ricca, numerosi i personaggi chiamati in scena.
La scrittura è graffiante ed agile e l'autore salta da un capitolo all'altro, facendo crescere in noi la curiosità di conoscere la verità su tutte le questioni che ci vengono esposte anche in corso di narrazione.
L'ironia e la sagacia sono evidenti. Ben oltre la metà ho iniziato a farmi grasse risate, soprattutto durante i dialoghi tra il maresciallo Accadi e l'appuntato Marinara. Uno in particolare, mi ha lasciata sghignazzante per tre minuti buoni e mi viene spesso in mente da quando l'ho letta.
Ci ho trovato un'Italia antica, ingenua e tranquilla come non tornerà mai più. Io ho addirittura dubbi che sia mai esistita!

Ho chiuso l'ultima pagina col sorriso sulle labbra. Tutti i nodi sono venuti al pettine e le cose si sono risolte nel migliore dei modi, tutto è tornato alla normalità. Purtroppo alcuni personaggi non hanno avuto belle sorprese ed hanno dovuto accettare la nuova realtà. D'altronde questa è la vita, no?

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