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16/10/18

Recensione di Punire non serve a nulla di Daniele Novara

Descrizione: “Cosa dobbiamo fare quando nostro figlio non rispetta le regole, quando dice le bugie? Quando glielo abbiamo detto già cento volte e non lo fa? Quando gli parliamo e guarda da un’altra parte?” Ogni giorno, come genitori, ci troviamo di fronte a situazioni come queste, in cui i comportamenti dei piccoli o i comportamenti dei nostri figli adolescenti sembrano non lasciare altra scelta che tentare di riportare la quiete in famiglia attraverso le famigerate punizioni. Eppure, come ogni genitore sa, urla e castighi non solo si dimostrano per lo più inutili o addirittura controproducenti, ma spesso generano sensi di colpa e frustrazione negli stessi adulti, che quotidianamente vedono come le loro punizioni non portino a nulla. Ma come è possibile farne a meno? In questo libro Daniele Novara – tra i più autorevoli pedagogisti italiani – spiega passo dopo passo come creare un ambiente familiare in cui punire non sia più necessario, partendo da alcuni semplici punti di base: costruire il corretto gioco di squadra fra i genitori; adattare richieste e indicazioni all’età dei figli, dall’infanzia all’adolescenza; dare un sistema di regole chiaro e trasparente; stabilire la giusta distanza relazionale. Perché, con la buona organizzazione, educare senza punizioni si può, facendosi ascoltare davvero dai figli e costruendo con loro un rapporto più forte e profondo.


Punire non serve a nulla, su questo non ci piove. La punizione o l'accesso d'ira che ne esce fuori come urla e minacce altro non è che uno sfogo che di educativo ha ben poco. Ed a cui è facilissimo cedere.
Io mi sono stufata, sto faticando a recuperare la tranquillità educativa che un tempo avevo ed è ora di dire basta.
L'opera di Novara mi ha aiutata in tal senso, anche se all'inizio mi sembrava riduttiva. Nel senso che vedevo solo esempi e regole o indicazioni generiche per cui è facile dire "e grazie, ma nella pratica?". In realtà gli esempi continui sono un consolidamento ed un approfondimento della pratica poco educativa delle punizioni. Gli esempi sono scritti come forma di esperienza sia da parte di genitori che di figli.
Poi man mano si entra nel cuore del discorso ed alla vera pratica.

Ad esempio: regole chiare ed organizzazione. Non averne vuol dire prima o poi avere maretta. 
Dare tempo ai figli e non pretendere sappiano fare subito. Mostrare oltre che dire. Comportati bene, che vuol dire? Occorre mostrare cosa intendiamo per "bene".
Si parla poi di silenzio attivo (andrò a leggere anche Urlare non serve a nulla, lì viene presentato per la prima volta) che prevede una naturale consapevolezza del bambino/ragazzo maturata da sé e magari cancellata da eventuali urla, punizioni, sberle. Sostanzialmente si deve far intendere che si è arrabbiati e che se ne parlerà quando la rabbia sarà sfumata. Chiaro che con un bambino di 3 anni non posso stare arrabbiata un giorno e che con un dodicenne non bastano cinque minuti. L'obiettivo è diventare persone davvero civili, non mortificanti o punitive né urlatrici,
Occorre anche rimarcare il proprio ruolo. Crescendo mi sono resa conto che si può essere "amichevoli", ma non amici coi propri figli come ritenevo da adolescente. Dev'esserci una distinzione di ruolo, altrimenti tutto è permesso.
In questo libro si combattono tanti luoghi comuni: se li punisci sono contenti anche loro, quando ci vuole ci vuole, uno schiaffo non ha mai fatto male a nessuno,gli fa bene provare un pò di paura, se non lo punisci penserà di averla fatta franca, deve capire chi comanda, etc... E nella pratica non è proprio così. Ci sono ragazzi che imparano a non farsi beccare o che se ne fregano di urla e punizioni o futuri adulti frustrati e rovinati nei casi peggiori, che probabilmente ripeteranno errori nel loro schema familiare, sia che copino senza pensare il sistema subito da piccoli (volontariamente o meno) sia che facciano l'opposto di quanto sperimentato sulla loro pelle. 
Così come si trovano nel volume spiegazioni scientifiche: la corteccia frontale, responsabile di maturità, gestione delle emozioni, progettualità, inizia a svilupparsi a 12 anni e matura entro i 20/25 anni. Non è facile accettare alcuni comportamenti immaturi dei figli e gestirli, ma serve impegnarsi in tal senso. Ed in ogni caso un bambino non ragiona come un adulto, è necessario smettere di pretendere più di quel che possiamo avere. Può capitare il capriccio folle come un'interpretazione personalizzata della realtà. Ogni età ha la sua peculiarità.
Urla e punizioni sono sofferenza per tutti e lo so bene. Voglio invertire bruscamente rotta e star finalmente bene in famiglia in maniera durevole.
Cercherò di riflettere, di dare buone regole per contenere, di spalleggiarmi di più con il mio compagno, di non inondare i figli di spiegazioni e parole oltre il necessario, di essere presente ma non invadente.
Spero che questo volume mi sia stato d'aiuto e continui a farmi da esempio.


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