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27/05/18

Recensione di Nessuno al mondo di Hisham Matar

Trama: È una calda estate di Tripoli del 1979, la Libia è stretta nelle maglie della dittatura militare del colonnello Gheddafi. Il piccolo Suleiman, in vacanza dalla scuola, passa le giornate insieme all'adorata madre ed è ignaro degli avvenimenti che turbano il paese e che ben presto sconvolgeranno la sua vita famigliare. Suo padre è un uomo d'affari sempre in viaggio per il mondo, ed è anche uno dei dissidenti più in vista. Sua madre non va molto d'accordo col marito e spesso si ubriaca di nascosto. Un giorno gli agenti del Comitato Rivoluzionario arrestano il padre del suo migliore amico. Anche il padre di Suleiman è costretto a nascondersi. Gli uomini che stazionano davanti casa cominciano a fare strane domande. Il bambino, credendo di salvare la propria famiglia, con ambigua ingenuità, tradisce gli amici, il padre e in definitiva se stesso. 

Questo libro è stato scelto dal caso. La mia biblioteca di paese ha partecipato al Maggio dei libri e l'iniziativa prevedeva di leggere un "libro al buio" da scegliere in base alla motivazione alla lettura di un lettore misterioso.
Io ho scelto questo perchè anche se amo il fantasy, come la lettrice misteriosa, amo conoscere gli aspetti storico-politici e culturali del mondo. Questo libro ne è un esempio. Ovviamente meglio in forma romanzata perchè potrebbe risultare troppo pesante l'argomento se affrontato a sè.

Protagonista è Suleiman, bambino di 9 anni che ci racconta la sua ultima estate a Tripoli. Una vita come tante: passa il tempo a giocare a casa e con gli amici, vive con la mamma e spesso sono soli perchè il papà è via per affari. Quelli sono i giorni peggiori perchè la mamma è "malata", depressa e beve una strana medicina.
Ma è anche l'anno in cui le cose cambiano. Ustadh Rashid, il papà di Karim, il suo migliore amico viene portato via e il bambino sa che è accusato di essere un traditore, brutta sorte in Libia. Da allora iniziano a succedere cose strane anche a casa sua, gli stessi tizi che hanno portato via Ustadh Rashid stazionano davanti casa loro, si sentono echi nel telefono, smettono le visite...
Aumentano le visite di Mussa, amico del papà di Suleiman e l'inquietudine del bambino che sa che il padre non è in viaggio d'affari. Nessuno vuole spiegargli quello che sta accadendo e quindi il piccolo  inizia ad avere comportamenti strani e deleteri verso se stesso e gli altri, ma capisce più di quel che crede.

Questa storia è stata una sorpresa. Temevo fosse noiosa, non capivo come avrebbe potuto proseguire,  come rendersi chiara perchè la narrazione di fatti "grandi" dal punto di vista di un bambino è tanto geniale quanto confusionaria poichè bisogna stare dietro ai ragionamenti di Suleiman che raramente sono completi per quanto  narrati col senno di poi. Lo diventano verso la fine. Invece, man mano che mi immergevo nella storia mi facevo catturare dai fatti e ringrazio di vivere in un paese apparentemente libero e non così violento e chiuso come la Libia. Non dubito che anche in Italia possano accadere brutte cose, ma essere diversi lì vuol dire rischiare la vita.

Mi stupisce eppure capisco quando Suleiman si comporta male. Lui nel profondo sa che è controproducente eppure lo fa, spesso volontariamente ed altre per caso. Non approvo, ma è capitato anche a me, soprattutto da bambina.
Secondo me agisce così inconsciamente perchè non ha attenzioni, non capisce, nessuno gli spiega nulla né gli risponde eppure sa che in un paese pieno di problemi come il suo non può pretendere niente.
Il suo è un paese di rivoluzionari che si credono nel giusto e quindi usano la repressione sui controrivoluzionari, li costringono al silenzio ed alla sottomissione con ogni mezzo, pena la morte o almeno scredito e violenza.
Destino che sembra abbattarsi anche sulla famiglia di Suleiman.
Una famiglia come tante, forse anche leggermente meglio perchè si avverte che è solida, unita. Ovvio ci sono problemi che fanno riflettere, ma apprendendo dettagli ulteriori si avverte il perchè delle tensioni. Conoscendo la storia della mamma, Najwa, ci si sente struggere perchè la sua vita è stata distrutta al principio dell'adolescenza, ma il suo sembra un matrimonio solido con un uomo che la fa sentire al sicuro quando è presente. Effettivamente il marito trasmette solidità benchè sia un gran solitario. Mi piacciono entrambe le figure, anche il loro amico Mussa che è profondo e di mente aperta.

Ho un retrogusto di ansia, agitazione e sconfitta a fine libro. La storia ci mostra che un paese è instabile e represso da un regime che si mostra di salvezza, ci fa conoscere i rivoluzionari, ma ci fa anche capire che non si scherza e che riuscire nell'intento di rovesciare gli  oppressori è un compito abnorme e titanico. Fa anche riflettere perchè i rivoluzionari si sentono nel giusto come i controrivoluzionari. D'istinto patteggio per i controrivoluzionari perseguitati, ma fossì una libanese avrei la mente lucida o  mi farei traviare? Combatterei o mi sottometterei?
Fa terrore però che i rivoluzionari sappiano sempre tutto grazie ad informatori e linee controllate. Basta nulla per finire nella lista nera...
E' realistico e  quindi non punta ad imbellettare la realtà. Questo lo rende speciale.


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