Descrizione: Lo sappiamo tutti: la prima reazione davanti a un testo in greco antico spazia dalla paralisi al terrore puro.
Ho scelto nove ragioni per amare e per raccontare ciò che il greco sa dire in modo unico, speciale, diverso da ogni altra lingua – e sì, per spazzar via ogni paura trasformandola forse in passione.
Innanzitutto questo libro parla di amore: il greco antico è stata la storia più lunga e bella della mia vita.
Non importa che sappiate il greco oppure no.
Se sì, vi svelerò particolarità di cui al liceo nessuno vi ha parlato, mentre vi tormentavano tra declinazioni e paradigmi.
Se no, ma state cominciando a studiarlo, ancora meglio. La vostra curiosità sarà una pagina bianca da riempire.
Per tutti, questa lingua nasconde modi di dire che vi faranno sentire a casa, permettendovi di esprimere parole o concetti ai quali pensate ogni giorno, ma che proprio non si possono dire in italiano.
Ad esempio, i numeri delle parole erano tre, singolare, plurale e duale – due per gli occhi, due per gli amanti; esisteva un modo verbale per esprimere il desiderio, l’ottativo, e non esisteva il futuro. Insomma, il greco antico era un modo di vedere il mondo, un modo ancora e soprattutto oggi utile e geniale.
Non sono previsti esami né compiti in classe: se alla fine della lettura sarò riuscita a coinvolgervi e a rispondere a domande che mai vi eravate posti, se finalmente avrete capito la ragione di tante ore di studio, avrò raggiunto il mio obiettivo.
Che io ami le lingue non è un mistero. Non tutte mi ispirano, certo, ma mi capitasse tra le mani un manuale inizierei a sfogliarlo.
Quindi dire che il greco antico non mi abbia mai incuriosita sarebbe una grossa bugia e, complice la giornata mondiale della lingua greca il 9 febbraio, ho deciso di leggere questo volume.
Inizialmente temevo fosse un saggio barboso e, nonostante le premesse "questo libro è sia per chi ha studiato questa lingua sia per chi non ci ha mai posato gli occhi", che la difficoltà sarebbe stata elevata.
Invece si legge facilmente. Devo dichiarare che alcuni elementi per me sono di difficile comprensione perchè mi sono totalmente sconosciuti, ma vagamente mi ci sono avvicinata. Ci ho messo tanto per potermi gustare la lettura e cercare di capire.
E mi sono innamorata, soffrendo. Perchè? Perchè il greco antico è una lingua splendida, ma che ha dato da torcere( e continua a farlo) a generazioni e generazioni di liceali e laureandi che non potranno mai avere una conoscenza vera e completa del greco. Dunque io che possibilità posso avere? Mi dovrò accontentare di leggere qualcosa di questa cultura ed approfondire la discendenza indoeuropea nelle sue varie sfumature, un'origine che ha dato vita a quasi tutte le lingue dell'Eurasia.
Si mette subito in chiaro che occorre fare tabula rasa dei propri concetti grammaticali, in ogni caso serve aprire la mente. La lingua greca non pensa al quando bensì al come .
Esistono il passato ed il presente. Non solo, ma non mi spingo a spiegarvi aoristo ed ottativo (confuso col congiuntivo, la differenza tra loro è che l'ottativo è usato per eventi irreali, vagamente probabili, il congiuntivo per eventi reali e possibili). Il futuro, sì, c'è, però più come un "desidero, mi auguro" che interpreta vagamente l'idea. In ogni caso non è granche usato e il greco moderno ha dovuto inventarlo di sana pianta come tempo.
Poi ci vengono presentati spiriti (aspirazioni), accenti, apostrofi, interpunzione ed altre minuzie grafico-grammaticali ed il discorso è complicatissimo. Il greco antico ufficialmente è scomparso inizialmente coi barbari, definitivamente con la caduta dell'impero romano nel 1453. E conosciamo questi dettagli grammaticali perchè gli studiosi della biblioteca di Alessandria d'Egitto si sono presi la briga di riportare per iscritto e studiare e per fortuna è arrivato fino a noi quanto fatto. I greci erano soliti scrivere in maiuscolo senza interpunzione nè segni grafici, quindi sarebbe stato impossibile capire senza indizi e molte cose giunte a noi non le avremmo capite appieno. Sarebbe stato un lutto culturale.
Il problema irrisolvibile è che la pronuncia originale è andata perduta, molte regole ed accenti sono posti a caso perchè non spiegabili del tutto. E sta cosa mi fa andare fuori di testa. Una lingua che non posso parlare perchè sono morti quelli che la parlavano.
Questo libro però mi ha trasmesso amore per questa lingua del passato, questa lingua morta e speciale che dà tanto anche secoli dopo.
Prima o poi devo assolutamente fare delle letture classiche, innanzitutto Omero, andando oltre quei pochi brani letti alle superiori, con attenzione perchè so che non ho il bagaglio culturale di chi studia il greco. Ultimamente poi ho un gran richiamo per l'antichità e per il mondo slavo, di cui alcune zone hanno avuto un percorso storico e linguistico almeno un pò vicino alla Grecia. Ad esempio la Bulgaria che mi affascina da matti.
Però se dovete fare pace col greco o volete conoscerlo leggete il libro della Marcolongo perchè è una classicista simpatica, estroversa, chiara nell'esposizione.
Il libro ha il suo materiale, la sua corposità, ma il registro scelto è sempre semplice e chiaro, pieno di elementi che rendono la comprensione immediata o quasi.
Sono curiosa di leggere presto il suo nuovo lavoro su Giasone e gli argonauti "La misura eroica".
Quindi dire che il greco antico non mi abbia mai incuriosita sarebbe una grossa bugia e, complice la giornata mondiale della lingua greca il 9 febbraio, ho deciso di leggere questo volume.
Inizialmente temevo fosse un saggio barboso e, nonostante le premesse "questo libro è sia per chi ha studiato questa lingua sia per chi non ci ha mai posato gli occhi", che la difficoltà sarebbe stata elevata.
Invece si legge facilmente. Devo dichiarare che alcuni elementi per me sono di difficile comprensione perchè mi sono totalmente sconosciuti, ma vagamente mi ci sono avvicinata. Ci ho messo tanto per potermi gustare la lettura e cercare di capire.
E mi sono innamorata, soffrendo. Perchè? Perchè il greco antico è una lingua splendida, ma che ha dato da torcere( e continua a farlo) a generazioni e generazioni di liceali e laureandi che non potranno mai avere una conoscenza vera e completa del greco. Dunque io che possibilità posso avere? Mi dovrò accontentare di leggere qualcosa di questa cultura ed approfondire la discendenza indoeuropea nelle sue varie sfumature, un'origine che ha dato vita a quasi tutte le lingue dell'Eurasia.
Si mette subito in chiaro che occorre fare tabula rasa dei propri concetti grammaticali, in ogni caso serve aprire la mente. La lingua greca non pensa al quando bensì al come .
Esistono il passato ed il presente. Non solo, ma non mi spingo a spiegarvi aoristo ed ottativo (confuso col congiuntivo, la differenza tra loro è che l'ottativo è usato per eventi irreali, vagamente probabili, il congiuntivo per eventi reali e possibili). Il futuro, sì, c'è, però più come un "desidero, mi auguro" che interpreta vagamente l'idea. In ogni caso non è granche usato e il greco moderno ha dovuto inventarlo di sana pianta come tempo.
Poi ci vengono presentati spiriti (aspirazioni), accenti, apostrofi, interpunzione ed altre minuzie grafico-grammaticali ed il discorso è complicatissimo. Il greco antico ufficialmente è scomparso inizialmente coi barbari, definitivamente con la caduta dell'impero romano nel 1453. E conosciamo questi dettagli grammaticali perchè gli studiosi della biblioteca di Alessandria d'Egitto si sono presi la briga di riportare per iscritto e studiare e per fortuna è arrivato fino a noi quanto fatto. I greci erano soliti scrivere in maiuscolo senza interpunzione nè segni grafici, quindi sarebbe stato impossibile capire senza indizi e molte cose giunte a noi non le avremmo capite appieno. Sarebbe stato un lutto culturale.
Il problema irrisolvibile è che la pronuncia originale è andata perduta, molte regole ed accenti sono posti a caso perchè non spiegabili del tutto. E sta cosa mi fa andare fuori di testa. Una lingua che non posso parlare perchè sono morti quelli che la parlavano.
Questo libro però mi ha trasmesso amore per questa lingua del passato, questa lingua morta e speciale che dà tanto anche secoli dopo.
Prima o poi devo assolutamente fare delle letture classiche, innanzitutto Omero, andando oltre quei pochi brani letti alle superiori, con attenzione perchè so che non ho il bagaglio culturale di chi studia il greco. Ultimamente poi ho un gran richiamo per l'antichità e per il mondo slavo, di cui alcune zone hanno avuto un percorso storico e linguistico almeno un pò vicino alla Grecia. Ad esempio la Bulgaria che mi affascina da matti.
Però se dovete fare pace col greco o volete conoscerlo leggete il libro della Marcolongo perchè è una classicista simpatica, estroversa, chiara nell'esposizione.
Il libro ha il suo materiale, la sua corposità, ma il registro scelto è sempre semplice e chiaro, pieno di elementi che rendono la comprensione immediata o quasi.
Sono curiosa di leggere presto il suo nuovo lavoro su Giasone e gli argonauti "La misura eroica".
Nessun commento:
Posta un commento