Trama: La fine di Nashira è vicina, e sulle sue terre riarse Talariti e Femtiti, razze da sempre nemiche, continuano a combattere una guerra sanguinaria, ignari del destino che presto li annienterà. Talitha e Saiph appartengono a due popoli diversi, ma lottano per una missione comune: salvare Nashira e scoprire le origini di Verba, la creatura millenaria sopravvissuta a due catastrofi. La risposta è custodita nelle profondità della terra, il luogo inviolato in cui secondo la religione dimorano gli dei, il mondo segreto in cui viveva l'antichissimo popolo da cui Verba discende. Ma una terribile profezia grava su Saiph, e lo spingerà a prendere una decisione irrevocabile. Talitha, braccata dai ribelli e dai soldati talariti, sarà di nuovo costretta a scegliere: lottare per Nashira o seguire Saiph? La sua vita è a un bivio, mentre i due astri che da sempre hanno segnato il fato di Nashira si preparano a riversare sul pianeta un'apocalisse di fuoco.
Ho comprato questo libro nell'ormai lontano 2013 ed effettivamente mi sono trovata un pò spiazzata a riprendere la lettura che ho comunque apprezzato.
Nashira è un regno ormai in guerra. Si vive in città costruite sui talareth, alberi ricchi di ossigeno. La vita al di fuori (ed al di sotto) ha durata breve. Oltre che per motivi naturali, i femtiti, schiavi dei talariti, sono entrati in guerra coi loro padroni che li vessavano senza pietà perchè in grado di non sentire dolore. Talitha, figlia del conte Megassa ed anche fuggitiva, ha abbandonato entrambe le razze per cercare di salvare il pianeta da una catastrofe imminente che, se non verrà fermata, distruggerà tutti i regni. Come lei, anche Saiph, suo caro amico femtita ed involontario principio della rivolta, è in viaggio per cercare una soluzione al problema assieme all'essere primordiale Verba che potrebbe fornire un aiuto prezioso al salvataggio del pianeta. Ma Saiph scopre di avere delle qualità speciali e che dovrà accettare il ruolo a lungo rifiutato di Messia, collaborando così in maniera diversa rispetto all'originale al piano di salvataggio dei regni.
Ed ecco che ho ritrovato la magia di leggere un libro di Licia Troisi.
Si inizia una storia fantasy, si scivola senza difficoltà nel racconto grazie ad uno stile di scrittura fluido e si arriva più che soddisfatti alla fine e, attenzione, ho detto soddisfatti, non felici perchè il finale non è un happy ending stratosferico, bensì è complesso, con elementi positivi e negativi.
Tornando al racconto ho ritrovato due protagonisti, Talitha e Saiph, che devono dividersi e ne soffrono ogni momento, contando i giorni al ricongiungimento, ma pronti a sacrificarsi in nome del bene della loro "casa", di Nashira. E sperando di trovare la strada per un mondo senza distinzioni ed intolleranza.
Si riflette anche però sulla futilità della guerra. Gli schiavi hanno giustamente dato inizio alla rivolta, dopo secoli di vessazioni, ma nessuno poi si rende conto della futilità della lotta e che la guerra porta solo morte ed un nuovo padrone. Entrambi i capi delle fazioni in lotta sono invasati (quello degli schiavi almeno pensa di fare solo il loro bene, non si tratta di pura megalomania come nel caso di Megassa), sarà per questo che la presa di posizione di Saiph come Messia sconvolgerà tutti: un individuo che sceglie la terza via, la non violenza. Sì, lo so. Sembra si sfruttino le figure sia Gesù che Ghandi, però a me come espediente è piaciuto tantissimo. Anche perchè chi lo segue non è un ipocrita come tanti che dicono di seguire queste due figure al giorno d'oggi e poi la realtà racconta altro.
Ho adorato anche le considerazioni una tantum che identificano la religione come una catena, qualcosa per far sottostare le persone e farle obbedire. Non riesco a trovarla del tutto errata, anzi.
Da questo romanzo senz'altro si può imparare a trovare il coraggio di affrontare le proprie scelte e le conseguenze che esse comportano, così come tocca soprattutto ai protagonisti e come la forza che serve a lottare per un ideale e degli obiettivi sia un supremo sforzo (la via più comoda tenta sempre). Siamo tutti bravi con le belle parole, i fatti richiedono sacrificio e non è facile.
Se mi è piaciuto? Chiaramente sì, nonostante in questo volume ci sia un discreto livello di violenza (gli scontri sono assolutamente realistici) e si versino delle lacrime alla fine, con qualche dose di sorpresa e sgomento.
A questo punto il quarto ed ultimo volume non merita di aspettare altrettanti anni.
Nashira è un regno ormai in guerra. Si vive in città costruite sui talareth, alberi ricchi di ossigeno. La vita al di fuori (ed al di sotto) ha durata breve. Oltre che per motivi naturali, i femtiti, schiavi dei talariti, sono entrati in guerra coi loro padroni che li vessavano senza pietà perchè in grado di non sentire dolore. Talitha, figlia del conte Megassa ed anche fuggitiva, ha abbandonato entrambe le razze per cercare di salvare il pianeta da una catastrofe imminente che, se non verrà fermata, distruggerà tutti i regni. Come lei, anche Saiph, suo caro amico femtita ed involontario principio della rivolta, è in viaggio per cercare una soluzione al problema assieme all'essere primordiale Verba che potrebbe fornire un aiuto prezioso al salvataggio del pianeta. Ma Saiph scopre di avere delle qualità speciali e che dovrà accettare il ruolo a lungo rifiutato di Messia, collaborando così in maniera diversa rispetto all'originale al piano di salvataggio dei regni.
Ed ecco che ho ritrovato la magia di leggere un libro di Licia Troisi.
Si inizia una storia fantasy, si scivola senza difficoltà nel racconto grazie ad uno stile di scrittura fluido e si arriva più che soddisfatti alla fine e, attenzione, ho detto soddisfatti, non felici perchè il finale non è un happy ending stratosferico, bensì è complesso, con elementi positivi e negativi.
Tornando al racconto ho ritrovato due protagonisti, Talitha e Saiph, che devono dividersi e ne soffrono ogni momento, contando i giorni al ricongiungimento, ma pronti a sacrificarsi in nome del bene della loro "casa", di Nashira. E sperando di trovare la strada per un mondo senza distinzioni ed intolleranza.
Si riflette anche però sulla futilità della guerra. Gli schiavi hanno giustamente dato inizio alla rivolta, dopo secoli di vessazioni, ma nessuno poi si rende conto della futilità della lotta e che la guerra porta solo morte ed un nuovo padrone. Entrambi i capi delle fazioni in lotta sono invasati (quello degli schiavi almeno pensa di fare solo il loro bene, non si tratta di pura megalomania come nel caso di Megassa), sarà per questo che la presa di posizione di Saiph come Messia sconvolgerà tutti: un individuo che sceglie la terza via, la non violenza. Sì, lo so. Sembra si sfruttino le figure sia Gesù che Ghandi, però a me come espediente è piaciuto tantissimo. Anche perchè chi lo segue non è un ipocrita come tanti che dicono di seguire queste due figure al giorno d'oggi e poi la realtà racconta altro.
Ho adorato anche le considerazioni una tantum che identificano la religione come una catena, qualcosa per far sottostare le persone e farle obbedire. Non riesco a trovarla del tutto errata, anzi.
Da questo romanzo senz'altro si può imparare a trovare il coraggio di affrontare le proprie scelte e le conseguenze che esse comportano, così come tocca soprattutto ai protagonisti e come la forza che serve a lottare per un ideale e degli obiettivi sia un supremo sforzo (la via più comoda tenta sempre). Siamo tutti bravi con le belle parole, i fatti richiedono sacrificio e non è facile.
Se mi è piaciuto? Chiaramente sì, nonostante in questo volume ci sia un discreto livello di violenza (gli scontri sono assolutamente realistici) e si versino delle lacrime alla fine, con qualche dose di sorpresa e sgomento.
A questo punto il quarto ed ultimo volume non merita di aspettare altrettanti anni.
Prima o poi lo leggerò. I romanzi della Troisi mi piacciono molto ;)
RispondiEliminaLa Troisi è speciale!
Elimina