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20/07/17

Recensione di Quattro etti d'amore, grazie di Chiara Gamberale

Trama: Quasi ogni giorno Erica e Tea s'incrociano tra gli scaffali di un supermercato.

Erica ha un posto in banca, un marito devoto, una madre stralunata, un gruppo di ex compagni di classe su facebook, due figli.

Tea è la protagonista della serie tv di culto "Testa o Cuore", ha un passato complesso, un marito fascinoso e manipolatore.
Erica fa la spesa di una madre di famiglia, Tea non va oltre gli yogurt light. Erica osserva il carrello di Tea e sogna: sogna la libertà di una donna bambina, senza responsabilità, la leggerezza di un corpo fantastico, la passione di un amore proibito. Certo non immaginerebbe mai di essere un mito per il suo mito, un ideale per il suo ideale.
Invece per Tea lo è: di Erica non conosce nemmeno il nome e l'ha ribattezzata "signora Cunningham".
Nelle sue abitudini coglie la promessa di una pace che a lei pare negata, è convinta sia un punto di riferimento per se stessa e per gli altri, proprio come la madre impeccabile di "Happy Days".
Le due donne, in un continuo gioco di equivoci e di proiezioni, si spiano la spesa, si contemplano a vicenda: ma l'appello all'esistenza dell'altra diventa soprattutto l'occasione per guardare in faccia le proprie scelte e non confonderle con il destino. Che comunque irrompe, strisciante prima, deflagrante poi, nelle case di entrambe.
Sotto la lente divertita e sensibile della scrittura di Chiara Gamberale, sempre capace di rivelare dettagli decisivi, ecco così le lusinghe del tradimento e del sottile ma fondamentale confine tra fuga e ricerca.
Accanto a Erica e Tea, infatti, i loro uomini: i due mariti, un ex compagno di classe romantico e cinefilo, uno struggente personal trainer, un attore omosessuale in incognito, un fratello ricoverato in una clinica senza nome.
Tutti in fuga o forse alla ricerca, proprio come Erica e Tea. Tutti convinti che la soluzione sia comunque altrove. Sullo schermo della tv, di un cinema, sul palco di un teatro, su un social network, in un'isola esotica, negli psicofarmaci, in un'altra ricetta, un'altra camera da letto.
Perché vera protagonista di questo romanzo è l'insoddisfazione personale, e le possibilità che l'amore ha e non ha per metterla a tacere, o quantomeno contenerla. 

Ammetto di essere in difficoltà a parlare di questo romanzo che è il più ostico dell'autrice che ho letto finora, dopo "Una vita sottile"; "Per dieci minuti" e "Adesso".
Protagoniste sono Tea, un'attrice, ed Erica, che l'artista chiama "signora Cunningham. Le due non si conoscono, ma si incontrano spesso al supermercato e spiano il carrello dell'altra convinte che la vita della controparte sia meravigliosa e che abbia quello che manca loro. Sono insoddisfatte.
Erica conosce Tea, la fiction dove recita è la sua favorita e fantastica sulla vita dell'attrice, la invidia. Secondo lei vive una vita esotica, favolosa con suo marito, senza rinunce, sempre se stessa. Lei invece questo lusso non ce l'ha. Pur amando la famiglia, deve vivere in funzione del marito e per i figli, deve mettere al primo posto il ruolo di moglie e madre. Ma le capita di arrabbiarsi e di pentirsi, come quando sta parlando su facebook in chat di classe. Vorrebbe un momento per se, per parlare con quel pezzo del suo passato, ci sono anche otto di loro in linea. Imperdibile occasione, ma i figli chiamano e non le è concesso un attimo per essere o fare altro. Non bastasse teme il giudizio del marito che odia le pazze, le strane alla Tea e lei non se lo può permettere di essere vista così.
Tea invece è scappata da una classica famiglia, vive con un eterno Peter Pan che non fa altro che sminuirla, ha un amante. E' scappata dalla routine e dal conformismo, eppure spia il carrello rassicurante di "Erica/Mrs Cunningham", la madre di famiglia. E' completamente matta, particolare se non altro. E convinta che la sua vita sarà solo col marito Riccardo nel loro modello di coppia non coppia dove è vietato risolvere i problemi ed amarsi. Infatti loro si "bamano", che è meno ed è di più.
Questo libro non so se mi sia piaciuto o meno. Innanzitutto è lento, le protagoniste sono abbastanza insopportabili. Se mi ritrovo un pò in Erica, non riesco proprio ad immedesiarmi in Tea. Io "gli artisti" non li capisco praticamente mai. Il marito lo odio proprio.. Sono piatta e noiosa, lo so.
Però è anche il libro meno evanescente della Gamberale, finchè non arriviamo al finale e lì  perde la sostanza che ha avuto quasi fino alle ultime pagine. Anzi rovina proprio il romanzo perchè finisce in maniera inconcludente. Mi sento presa in giro!
La cosa più bella del libro però sono i capitoli. Perchè non sono numerati, ma sono introdotti dalla lista della spesa delle due. Ancora più curioso è che dove c'è la lista di Erica parla la voce di Tea, dove c'è la lista dell'attrice parla la voce della madre di famiglia. Ci vuole un attimo a capirlo ed ha anche senso. Mentre il primo e l'ultimo capitolo sono narrati dalla cassiera del supermercato che si fa i suoi pensieri sui clienti!
Se non ci si aspetta un romanzo canonico regala molti spunti di riflessione. Ad esempio Erica è convinta che un matrimonio felice è fortuna e non merito. Un'affermazione semplice, ma non la verità assoluta. Voi che ne pensate?



2 commenti:

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