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12/01/13

Recensione di The Giver-Il Donatore di Lois Lowry

Comincia con The Giver, nato nel 1993, la trilogia per di Lois Lowry, vincitrice due volte del Newbery Medal ovvero il premio più importante per la letteratura per ragazzi.
Protagonista del racconto è Jonas, dodicenne che, come tutti i suoi coetanei, è in attesa dell'impiego definitivo che viene assegnato alla sua età e da quel momento non sarà più considerato un bambino. L'età diventerà inutile.
Il ragazzo vive in una Comunità ipotetica ed utopistica al massimo dove non esistono più dolore, guerra, fame. Ma per impedire agli orrori della vita di raggiungerli soffocano sul nascere ogni emozione umana, persino amore e pulsioni sessuali. Si vive in maniera preimpostata con tante regole da seguire come bravi soldatini. Non ci si sceglie più un partner, ma se ne fa richiesta. Non si fanno figli. Vengono recapitati quando compiono un anno di età a famiglie idonee e sempre un maschio ed una femmina a distanza di alcuni anni. Questi bambini vengono alla luce dalle Partorienti, speciali donne della comunità che per tre anni vengono scelte per la procreazione (ma leggendo il libro mi viene solo il dubbio che vengano fecondate artificialmente) per poi tornare ai lavori pesanti terminati i 3 anni.
Jonas vive con emozione la cerimonia dell'assegnazione degli incarichi e con sua grande sorpresa viene scelto per l'incarico più onorevole di tutti: l'Accoglitore di Memorie. Dovrà sostituire quello in carica e per questo sarà sottoposto ad un addestramento particolare ed isolato con l'Accoglitore uscente, come del resto sarà il suo lavoro.
L'allenamento è inizialmente piacevole, ma scopre che è ben presto duro e pieno di dolore perchè il Donatore, così si chiamerà ora l'Accoglitore, deve trasferirgli le Memorie del passato dell'umanità e molte sono dolorose. Loro esistono per consigliare la Comunità in caso di necessità col ricordo del passato e contenere le memorie che altrimenti sconvolgerebbero le persone ormai abituate ad una vita monotona e piena solo di presente.
Jonas stesso verrà sopraffatto dalle più brutte memorie. Conoscerà i colori in un mondo ormai incolore, l'amore, la gioia del focolare, la figura dei nonni, la guerra, la morte, la fame, il gelo, il dolore fisico...Tutto ciò che la Comunità ignora e che Jonas vorrebbe fargli conoscere.
Vivere come fanno loro è sicuro, ma è ingiusto che non conoscano la Verità e che il passato sia nelle mani di uno solo. Così lui e il Donatore pensano ad un piano che permetterà loro, si spera, di cambiare le cose. Jonas scapperà verso Altrove, disperdendo dietro di sè le memorie che si spargeranno nella Comunità.

Un romanzo apparentemente per ragazzi.
Certo, il linguaggio è veramente semplice. La storia per buona parte del libro è mera descrizione degli avvenimenti della vita quotidiana. C'è la condivisione dei sogni al mattino, quella delle emozioni verso sera, per citare comuni momenti della Comunità. Ma sono tutti falsi momenti di sincerità e Jonas lo scoprirà ben presto. Gli si svelerà anzitempo il vero significato del congedo, ovvero l'abbandono della Comunità da parte di vecchi o bambini nati male che andranno Altrove. Come altre piccole ingiustizie. La necessità di alcuni lavoratori di mentire per non sconvolgere gli altri con dei dettagli del loro lavoro. Oppure la crudele abitudine di colpire su mani e gambe con un frustino i bambini che sbagliano a parlare e i vecchi disubbidienti. Man mano che Jonas scopre la verità, il passato, la nostra culla delle origini si sveglia, inizia a ragionare con la sua testa.
E così il libro da semplice avventura diviene duro, pieno di riflessioni e il finale, veramente aperto, mi lascia col cuore in ansia. Per le scoperte fatte e per il destino incerto cui è lasciato il protagonista, finisce il "racconto per bambini" anche se, è più corretto dire, si lascia loro la possibilità di capire e maturare.

Personalmente, per quanto possa essere un mondo sicuro, preferisco mille volte il nostro. Pieno di luce, colori, passioni, errori, anche dolore. Molto bello non avere i difetti del mondo, i suoi problemi ed atrocità. Ma non  se ciò significa anestetizzarsi e seguire le istruzioni come devoti che non mettono in discussione l'autorità della loro divinità.

Come dice nella prefazione Tommaso Pincio si rischia di invogliare i piccoli a ribellarsi così come ha fatto Jonas benchè questi abbia ragione. Ma il sig. Pincio ci fà anche notare che solo parlare ad un ragazzo è un rischio in tal senso perchè potrebbe interpretare male le nostre parole o scegliere di interpretarle a modo suo. Ma questa è la libertà, la stessa inseguita da Jonas fuggendo, per lui e per gli altri, per far si che possano scegliere in libertà, sbagliare e tentare di riparare i propri errori. 

Anche la copertina uno spettacolo. Mani vecchie come i segni della conoscenza e le farfalle colorate sullo sfondo grigio di ciò che è diventata quella Comunità. Evocativa e descrittiva del volume.

Un libro da 5 stelline, adatto ai più giovani come ai più grandi, sempre pieno di spunti di riflessione e veramente incisivo. Non deluderà chi cerca un volume profondo come chi vuole un semplice passatempo, venato di piacevoli sorprese. Ogni lettore poi legge, di solito, una fine diversa per questo tipo di libri. La vostra qual'è se lo avete letto?

5 commenti:

  1. bella recensione..è un libro delicatissimo:)

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    1. Veramente! Le poche recensioni lette erano entusiaste e mi devo unire al coro!

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  2. Mi fa piacere che ti abbia appassionato :D
    Non vedo l'ora anche io di leggere i seguiti :)

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    1. Mi ci sto buttando in questi gg! Devo dire che la tua recensione mi ha spronato più delle altre;-)

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    2. Mi devo dare una mossa pure io :P

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