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01/12/12

Recensione di Caduto fuori dal tempo di David Grossman


Caduto fuori dal tempo è un romanzo singolare o, per l'esattezza, una storia a più voci.
Narra la storia di un uomo che, ad un certo punto, si alza da tavola per andare "laggiù". Cerca di convincere la moglie a seguirlo, ma invano. E così parte e cammina verso questo luogo dove rincontrare il figlio defunto cinque anni prima e la cui perdita mai s'è risanata.
Lungo il cammino s'aggiungono il Duca di quelle terre, una levatrice ed il marito ciabattino, la donna delle reti, lo Scriba della città. E da casa il "Centauro", uomo fisicamente bloccato nella scrivania, che capisce solo quando scrive, li segue con la mente. Sarà lui "l'autore" della storia.
Tutti i personaggi hanno in comune il fatto di aver perso il figlio e tutti continuano a patirne la mancanza.
QUi si descrive il cammino che ognuno intraprende verso il dolore. 
Se ne parla fisicamente benchè sia un cammino interiore.
C'è chi si vieta di pensarci (Il Duca) o vieta ad altri di pensarvi (Il Duca verso lo Scriba), ordinandogli di cercare e scrivere i dolori altrui, soprattutto del Centauro. Vi è chi si spegne ogni giorno, chi vuole capire, chi diviene scansante e così via.
Si nota uno schema nel racconto: la sofferenza che ci annienta e ci inebetisce, il nostro andare avanti e mimare una vita apparente. Alcuni (quelli che viaggiano verso laggiù) cercano di raggiungere il loro caro (letteralmente o meno), affrontano la rabbia della perdita per lasciare posto alla dolcezza del ricordo che, se perso, segnerà la vera morte della persona pianta.
Non vi è una risposta davanti alla perdita, ma molte esperienze diverse ed il vivo consiglio del ricordo, il rifiuto dell'oblio.
Purtroppo presto o tardi tutti dobbiamo sopportare la perdita.
Non è mai facile. Il dolore, magari non finisce, ma si trasforma e ci si impara a convivere finchè è parte di noi e non è sempre un male.
I morti sono, come dice il romanzo, "caduti fuori dal tempo" ovvero costretti ad uscire dai binari della vita. Questa è una costante di tutto il libro.
Lo stile del romanzo è particolare. A tratti testo (buona parte di quanto scritto dallo Scriba) a tratti poesia, tutto versi e strofe.
Si tratta per l'appunto di un racconto a più voci ed in tal senso la struttura è molto libera.
I personaggi non ci vengono presentati, descritti. Ci viene raccontato il loro viaggio e la loro vita. Conosciamo la loro persona e possono essere chiunque, anche dei nostri conoscenti. 
Il più incisivo ed anche "sboccato" è il Centauro, unico personaggio "descritto". Infatti è fuso con la sua scrivania nella stanza del figlio e la parte inferiore del corpo è quella della bestia mitologica, con tanto di zoccoli. Ed è circondato da carta e penna, da tutti gli oggetti del figlio. Lui è concreto, cinico, espressivo, aggressivo, sagace.
Le altre descrizioni dei personaggi sono blande. Ad esempio la moglie dello Scriba. Si capisce che è una bella donna, sensibile, aperta. Si punta tutto su psicologia, interpretazione, fatti, interiorità.
gli unici che vengono presentati per nome sono i figli defunti, coloro che devono essere ricordati.
Un romanzo particolare che, come quelli del genere, è difficile che piaccia e sicuramente non al pubblico comune. HA il gran pregio di poter essere interpretato e letto in molti modi.
Questo è il primo libro che leggo di questo autore molto conosciuto e prolisso. gran parte dei suoi romanzi sono pubblicati e conosciuti in Italia, tra cui anche parecchie pubblicazioni per ragazzi e saggi inchiesta sulle realtà che più conosce da vicino come "La guerra che non si può vincere" (2003) e "Con gli occhi del nemico" (2007).
Nasce e vive a Gerusalemme, dove si impegna pubblicamente per il processo di pace in Medio Oriente. Collabora infatti con le testate di quotidiani "LA Repubblica", "The New York Times" e "The Guardian".

5 commenti:

  1. non dev'essere una lettura leggera, il tema è davvero toccante e mi ha fatto venire voglia di leggerlo.Sono convinta che i libri che facciano pensare vadano letti anche se magari non sono proprio tra quelli che ci piacciono..un po' come le medicine.Me lo segno e vedrò un po'.

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    1. Leggerissimo non è anche se devi sforzarti di capire perchè il modo in cui è scritto ti costringe a concentrarti perchè è come leggere una poesia...Però vale sicuramente la pena.

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    2. Magari lascialo dopo alcune letture semplici e quando ti senti pronta. Non è massacrante, ma leggere di un viaggio in onore al ricordo dei defunti non è proprio adatto ai momenti noir che ognuno di noi passa!

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  2. questo lo inserisco subito nella mia wish list..credo sia toccante...

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    1. Molto! L'autore è capacissimo di narrare con semolicità e senza pesantezza. Ma allo stesos tempo fa riflettere!

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