p372 La danza era la celebrazione della vita e dell'amore e danzare, adesso ne ero certa più che mai, era la mia vita.
Sentivo di intepretare il brano con una passione nuova, che non avevo mai provato prima, era la passione di una giovane donna che si affacciava al mondo, una giovane donna che aveva conosciuto la morte, ma che aveva scelto la vita e non avrebbe più smesso di farlo.
Questa è una delle migliori citazioni del volume, soprattutto dopo aver apprezzato la storia. Mia vive in prima persone la perdita del suo amato Patrick ed all'inizio sceglie la morte, ma grazie a lui torna in superficie e grazie a lui, ma anche ai suoi affetti, torna a vivere e torna alla danza, la passione che voleva seppellire al suo amore. Soffre, cade, si scotta, sta per rialzarsi e di nuovo ricade. Nonostante ciò non si arrende più e continua a lottare. Personalmente aggiungerei che non ci si deve mai arrendere. Certo, si può cadere preda dello sconforto, abbattersi, stare male però non ci si deve MAI arrendere perchè solo alla morte non c'è rimedio od a pochi altri fatti. Se ci rimbocchiamo le maniche siamo noi gli artefici del nostro futuro, la nostra cura ai nostri mali profondi perchè la forza è dentro di noi VERAMENTE, niente è scritto e niente giustifica il lasciarsi andare e non fare nulla. Bisogna lottare per ciò che si vuole e la lotta non è mai indolore. Sono le vittorie che sono subito dopo i sacrifici la ricompensa a qualsiasi dolore. E Mia ce lo insegna. Dopo essersi annientata risorge come una Fenice e ritrova la passione per ciò che l'ha fatta sempre sentire viva: la danza che è una delle più antiche celebrazioni alla vita.
p306..e poi un giorno, fra circa una quindicina d'anni, ti guarderesti indietro e ti renderesti conto che rifaresti tutto quanto perchè un figlio è la cosa più bella che si possa fare nella vita.
Bè..qui sono di parte. Qui Elena, la madre di Mia, aprla a sua figlia quando questa le riferisce della gravidanza di Nina e le chiede cosa farebbe se fosse lei ad essere incinta. La risposta la trovo per me attuale e no. Ok, ho un bimbo, nemmeno due anni ora. Sono felice che sia nato, è una gioia vedere i suoi sorrisi ogni giorno. Solo che essere genitori è dannatamente difficile e non ci sono manuali. Si impara tutto sul campo ed è difficile sentirsi adeguati. Per lo meno a me capita poco. Mi sento sempre troppo poco attenta, paziente, buona, poco severa al momento giusto, troppo pigra. Insomma sempre pessima ed insufficiente benchè io sappia di non essere il peggio del peggio. Forse è normale, conosco molte mamme con tanti dubbi e spero di poter dire la stessa frase di Elena fra una decina di anni. Già adesso mi manca la fase in cui era appena nato ed aveva bisogno di me OGNI SECONDO. Anche adesso è bello crescere con lui, nonostante il bel caratterino che ha, però forse sono sulla buona strada se nemmeno 24 mesi dopo sono già a sentire la mancanza e volerlo rifare.
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