19/01/21

Recensione di Un appartamento a Parigi di Guillaume Musso

 

Trama: Parigi, un appartamento senza inquilini nel centro della città, silenzioso, troppo perfetto per non nascondere misteri. Madeline, una giovane poliziotta di Londra, lo prende in affitto per cercare un po' di riposo, dopo una serie di casi non risolti e la crisi della sua storia d'amore. Per un errore tecnico, nella stessa casa arriva anche Gaspard, venuto a Parigi per isolarsi e scrivere in tranquillità la sua nuova opera teatrale. Queste due anime solitarie e irrequiete sono così costrette a vivere assieme per qualche giorno. L'appartamento era di proprietà del celebre pittore Sean Lorenz che lo usava anche come studio, e in quelle stanze si respira ancora la sua passione per i colori e per la luce. Distrutto dall'assassinio del giovane figlio, Lorenz è morto l'anno precedente l'arrivo dei due inquilini, lasciando in eredità tre dipinti, che tuttavia risultano oggi scomparsi. Affascinati dal suo genio e colpiti dai molti misteri che avvolgono la sua vita e, soprattutto, la sua morte, Madeline e Gaspard decidono di unire le forze per ritrovare le opere dell'artista. Ma per arrivare a scoprire il segreto che si nasconde dietro l'enigmatica figura di Sean Lorenz, Madeline e Gaspard dovranno affrontare i loro demoni in un'indagine che li cambierà per sempre.

Sono passati anni dall'ultima volta che ho letto un libro di Guillaime Musso e l'occasione si è presentata grazie all'iniziativa "viaggi sicuri" della biblioteca. Ho scelto Parigi e la fortuna mi ha assistito.

Gaspard Coutances è un drammaturgo cinico, che rifugge la civiltà.
Madeline Green è un'ex poliziotta che anela a famiglia e tranquillità, dopo una decina d'anni passati a cercare bambini scomparsi.
Lei vuole ricaricare le pile, lui si trova nel mese in cui deve scrivere la sua pièce annuale. Per un errore si trovano entrambi ad occupare un appartamento a Parigi, lo stesso, nonché ex abitazione di un pittore morto l'anno prima. 
Il caso vuole che i due si appassionino alla vita dell'artista, finendo anche per indagare sulle tele, perché pare ve ne siano di nascoste ed inedite, e sul caso del figlio Julian, ucciso l'anno prima della morte dell'artista.

Ammetto di aver avuto qualche difficoltà a leggere il romanzo.
Infatti amo poco i libri che parlano di arte ed artisti L'arte preferisco vederla e leggerla in testi "professionali" e non di narrativa, se non in rari casi.
In più non sopporto nessuno dei potagonisti: cinico e cafone, oltre che alcolizzato il primo, violenta e nervosa, anche imperativa la seconda.
Poi mi sembrava sempre di girare intorno al tema focale, con rivelazioni centellinate anche raggiunto il principale punto di svolta.
Per fortuna si riprende, dopo la metà, e pian piano ingrana ed accelera.
Mi sono trovata conquistata ed avvinta, coinvolta da come la prospettiva delle cose sia stata ribaltata. E' incredibile come la mente  umana possa essere contorta o venire deviata.
In questo romanzo c'è parecchia gente con problemi piuttosto gravi: Gaspard, il pittore Sean Lorenz ed i suoi amici di gioventù...

I temi di riflessione sono vari, ma tutto converge nella "famiglia", il luogo a cui apparteniamo, che può essere calore o dolore. Non sempre veniamo amati, a volte maltrattati, altre non veniamo aiutati perché non c'è nessuno capace di farlo.
Chi più, chi meno, tutti ne abbiamo bisogno e la cerchiamo o la vogliamo creare.

Come sempre, Musso mescola arte, cultura, narrazione, competenze linguistiche, intreccio, tematiche scottanti come violenze e rapimenti.
Questa volta c'è poco romanticismo e non è un male. Ci si concentra su vicende, personaggi e sfumature. Non è comunque una caratteristica dell'autore, il troppo miele, ma qui non si percepisce molto se non nel non detto. Tutto sa di vita vissuta benché le trovate narrative siano "cinematografiche", soprattutto alla fine.

Temevo il peggio, per fortuna sono stata smentita.

Finito il 11/11/2020

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