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09/09/21

Recensione di Respiro solo se tu di Jennifer Niven

 

Trama: Manca una manciata di giorni al diploma e Claudine non vede l’ora di trasferirsi a New York per andare al college e diventare una grande scrittrice. Adesso però pensa solo a come godersi l’ultima estate con le amiche. Il viaggio della maturità, le follie, i vestiti appariscenti, i ragazzi, la prima volta, il sesso… Ma vivere intensamente i diciotto anni non è semplice, se i tuoi genitori decidono di divorziare e tu sei costretta a trasferirti in un altro Stato. Su un’isola abitata solo da cavalli e trentuno persone. Letteralmente. Il mondo di Claudine crolla come il più instabile dei castelli di foglie. Non ha più radici, e i legami più importanti della sua vita sono spezzati. Ha capito che niente dura o vale la pena di essere amato. Non aveva calcolato che, tra quei trentuno isolani, potesse incontrare qualcuno come Jeremiah, armato di spray anti zanzare e pungente sarcasmo. Ma i rapporti sono imprevedibili, Claudine lo sa: non puoi affidarti all’altro per respirare, perché all’improvviso potrebbe lasciarti. Forse però l’estate della maturità è anche questo: rischiare, ed essere pronti a ricominciare. Nel suo romanzo più intimo e toccante, Jennifer Niven racconta i desideri e le pulsioni dell’animo in modo delicato e autentico, parlando direttamente al cuore del lettore.

Ho conosciuto  la Niven qualche anno fa con "Raccontami di un giorno perfetto".
Questo libro l'ho visto in biblioteca e, per quanto i titoli interessanti ci siano, è raro trovare i libri che più piacciono a me.

La protagonista è Claude, una diciottenne che fantastica sulla sua estate con Saz, la sua migliore amica. Il programma è di visitare il loro stato, l'Ohio, prima di andare al college in due diversi stati. Purtroppo i piani vengono scombinati dai genitori di Claude che decidono di separarsi, chiedendo alla figlia di mantenere il riserbo, persino con Saz perché i suoi genitori sono amici di famiglia. Ed è così che la giovane passerà l'estate su un'isola, mi pare al largo della Georgia, abitata da sole 31 persone. Una di loro è un affascinante ragazzo dal carattere complicato che si chiama Jeremiah, detto Miah.

A livello cerebrale c'è molto.
Si parla di divorzio e delle difficoltà di un figlio ad accettarlo, soprattutto quando arriva all'improvviso, e della rabbia e della confusione che porta con sé una situazione simile, assieme al senso di tradimento.
Lo spaesamento quando vai avanti e la contentezza, l'equilibrio quando stai bene e riesci ad affrontare la situazione.
E' così per Claude, che tra alti e bassi, deciderà di  vivere l'isola ed alla fine riuscirà a riavvicinarsi a sua madre ed a conoscerla di più, nonostante i momenti di tensione, sempre più gestibili rispetto alla rabbia verso il padre che pare averle cacciate quando il divorzio l'ha voluto lui.
La relazione con Miah irrompe potente in tutto questo e regalerà molto ad entrambi i giovani, rasserena lei e ricompone lui, dal duro passato e dalla vita tosta.

E' un romanzo che parla di relazioni a tutto tondo e propone riflessioni su coppia, sesso, mondo LGBT+, esperienze giovanili...
Dal mio canto ho amato anche l'apparato storico-naturalistico da diplomata del tecnico turistico.
Devo dire però che ho sentito Claude molto "finta" o come minimo dall'umore ballerino di una quindicenne.
Il mio comunque è un giudizio positivo per un libro scorrevole e scritto con periodi semplici, ma non lo valuto oltre il 6 1/2/7.
Sono quasi all'8 dopo aver letto i ringraziamenti ed aver scoperto che il romanzo è piuttosto autobiografico, seppur unendo in un unico spazio temporale due eventi lontani nel tempo.
Ma c'è da dire che l'autrice odia il lieto fine. Vero che mi manca un suo libro, dico solo che di due libri arrivano più dolori che gioie. D'accordo forgiare i giovani, ma tendiamo ad esagerare.

Finito il 24/07/21


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