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18/08/21

Recensione di Un cuore così bianco di Javier Marìas

 

Trama: «Ho scoperto (ma solo dopo averlo terminato) che Corazón tan blanco parlava del segreto e della sua possibile convenienza, della persuasione e dell'istigazione, del matrimonio, della responsabilità di chi ha saputo, della possibilità di sapere e dell'impossibilità d'ignorare, del sospetto, del parlare e del tacere».


Un cuore cosí bianco è un romanzo sull'amore e sulla morte e su ciò che non si dovrebbe dire e su ciò che non si vorrebbe sapere, strutturato con grande abilità, in cui tutti i personaggi, con i loro dubbi e la loro possibile intercambiabilità, trasmettono un senso di profonda inquietudine e lasciano nel lettore una sensazione di realtà ineffabile e scomoda, precaria, impossibile da definire e difficile da accettare. «Un cuore cosí bianco» è una citazione dal Macbeth. Lady Macbeth, saputo dell'assassinio del re Duncan da parte del marito, gli si rivolge con queste parole: «Le mie mani sono come le tue, ma ho vergogna di avere un cuore cosí bianco». E un cuore bianco lo possiede non chi è senza colpe, ma chi non è stato contagiato dalle parole e dalle colpe degli altri. 

A lungo ho evitato JAvier Marìas come la peste.
Fortuna ha voluto che fosse la lettura di gennaio del GdL delle Pbs perché sarebbe stato un errore non leggerlo.

Questo è uno di quei libri in cui non è la trama a contare, ma che catturano per quel che contengono.
Certo, ci sono dei protagonisti, c'è un filo conduttore, però non è l'obiettivo della lettura.
La cosa più stupefacente è che l'autore non programma i suoi libri, si fa trascinare dalla storia, come la vita che ci porta dove vuole lei, con gli imprevisti più variegati.

La voce narrante è Juan Ranz, interprete e traduttore di Madrid. Si è recentemente sposato con la collega Luisa e questo riporterà a galla la morte della precedente moglie di suo padre, eccezionalmente sua zia mai conosciuta, e il passato che il suo genitore non ama rivangare.
E l'inizio è una bomba, esplosivo. Fa pensare che Marìas abbia sparato il suo colpo migliore, ma non è il suo scopo.

Questo è un romanzo introspettivo, un romanzo di vita.
Juan narra e noi siamo nella sua testa. Viviamo la sua giornata, seguiamo i suoi ragionamenti che percorrono una traiettoria semi casuale, tentennamenti, ricordi ed azioni o istanti che scatenano ricordi.
E' un libro di riflessioni, condivise o meno, un libro più di pensieri che di fatti.
Questo gioiello parla del segreto, del matrimonio e del tradimento, del parlare, del tacere, del sospetto, del dubbio, della responsabilità di chi sa, dell'impossibilità di sapere o di ignorare ciò che si è appreso, della persuasione, dell''istigazione e della costrizione.
E' complesso come solo la psiche e le persone sanno/possono essere.

Ho sorprendentemente amato questo volume, ogni parola ed elucubrazione anche quando non concorde o non molto (quando si parlava di traduzione ed interpretariato ero persa, poi!).
Inoltre mi sono sentita in linea con la mente di Juan e meno con Luisa, benché entrambi miti, perché troppo perfettina e razionale, ma buona in fondo.
Da rileggere e magari procurarmi la mia copia, spero in spagnolo per gustarmelo in originale.


Finito il 02/02/21


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