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30/08/21

Recensione di La città delle streghe di Luca Buggio

 

Trama: Agli inizi del 1700 la politica spregiudicata di Vittorio Amedeo II porta il Ducato di Savoia in guerra contro la Francia. Laura Chevalier, cresciuta vicino a Nizza, crede di essere al sicuro fuggendo a Torino, ma scopre che la capitale del Ducato non è una città come tutte le altre. Ci sono cose di cui non si può parlare se non sotto la protezione dei Santi, perché l’Uomo del Crocicchio è sempre a caccia di anime e potrebbe essere in ascolto. Misteriose presenze si aggirano per le vie quando scende la notte, e cadaveri mutilati vengono ritrovati la mattina seguente. Lo sa bene Gustìn, un tempo monello di strada che si è fatto le ossa fra imbrogli, furti e truffe fino a diventare una delle spie del Duca. Disilluso e intraprendente, è l’uomo giusto per fare i lavori sporchi, ma anche per mettersi a caccia di banditi, streghe e serial killer.Le loro vite si sfiorano mentre la città si prepara a sostenere l’assedio che deciderà i destini della guerra e del Ducato, tremando per i segni diabolici, affidandosi ai presagi celesti. 

Con pregiudizi o disinteresse si possono perdere belle letture, lo so.
Questo è uno storico, con qualche risvolto misterioso.

La storia comincia nel 1700, quando la guerra tra la Francia ed il Ducato di Savoia è imminente, la miccia accesa in maniera importante dalla questione Valdese, un culto protestante.
Protagonisti sono Gustìn e Laura, due personaggi che non si incroceranno mai, se no indirettamente.
Il primo è  un uomo al servizio del Conte Gropello, unico personaggio realmente esistito con cui il lettore interagisce (il conte, sia chiaro). E Gustìn si fa adorare da me: è razionale, ateo, intelligente, pungente. La seconda è una ragazza che non si arrende di fronte alle molte difficoltà della vita, benché sembri spesso fin troppo pia e santa, nonostante l'inizio promettente (era una ragazzina peperina).
Laura familiarizza con la città di Torino, destinazione che ha dovuto accettare a causa della persecuzione valdese in Francia, anche se le cose sono andate perfino peggio nella nuova località.
Gustìn ha sempre per mano lavori scomodi. Tra essi vi è quello di dare la caccia alle streghe, alle masche come dicono i torinesi.
La razionalità gli darà ragione, ma ne scoprirà lo stesso delle belle.

Mi fa sempre piacere scoprire ciò che non so grazie ad un libro, i romanzi storici poi si rivelano utili in tal senso.
Mi suona poco familiare l'attenzione di alcuni personaggi per l'igiene, ma magari in mestieri come saponai e profumieri è necessaria da sempre.
L'unico difetto che ho da appuntare è qualche imprecisione di forma (non le ho segnate con attenzione, ma ricordo ad esempio un "non fece tempo" anziché "non fece in tempo") comunque non invalidante, non ci sono nemmeno i refusi che ormai sono la norma.
Per il resto è un romanzo storicamente ben curato che pone l'attenzione su un periodo, almeno a me, poco noto. Un male, perché la storia, soprattutto della nostra nazione, è importante.
Fino alla fine l'ho trovato un romanzo godibile, scorrevole, dettagliato, scritto con attenzione, ma non il libro del secolo. Poi arriva il colpo di scena: l'autore mi ha gabbata, ALLA GRANDE!
Capisco, dalle schede a fine volume, che si tratta di una trilogia. Tecnicamente "può anche finire qui", ma il mistero è grande e sicuramente vorrò venirne a capo.
Verso la fine ho anche provato i brividi che ho atteso per 2/3 del libro e che temevo non sarebbero mai arrivati.
Un'inaspettata sorpresa, perfetta per amanti dello storico e dei misteri. Torino è lo scrigno ideale (seguita da Ferrara).

Finito il 09/05/21

2 commenti:

  1. Sono davvero felice che abbia apprezzato la mia creatura. La ringrazio della bellissima recensione.

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    1. È stato un piacere leggerlo ed aver scoperto un libro ricco di argomenti. Sepolta come ogni lettore dai libri, spero di leggere presto i volumi mancanti.

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