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16/08/21

Recensione de I Goldbaum di Natasha Solomon

 

Trama: Vienna, 1911. Sulla Heugasse, costruito con la pietra bianca più bella d’Austria, sorge il palazzo dei Goldbaum, una famiglia di influenti banchieri ebrei. In città si dice che siano così ricchi e potenti che, nelle giornate uggiose, noleggino il sole perché brilli per loro. Ben poco accade, dentro e fuori la capitale, su cui non abbiano voce in capitolo, e meno ancora senza che ne siano a conoscenza. Persino nei fastosi palazzi di Casa d’Asburgo.

Rinomati collezionisti di opere d’arte, mobili di squisita fattura, ville e castelli in cui esporli, gioielli, uova Fabergé, automobili, cavalli da corsa e debiti di primi ministri, i Goldbaum, com’è costume delle cosmopolite dinastie reali d’Europa, si sposano tra loro. Perché gli uomini Goldbaum continuino a essere ricchi e influenti banchieri è necessario, infatti, che le donne Goldbaum sposino uomini Goldbaum e producano piccoli Goldbaum.
Anche la giovane, ribelle Greta Goldbaum deve rassegnarsi alla tradizione di famiglia e dire addio alle sue scapestrate frequentazioni nella ribollente Vienna del primo decennio del Novecento, sposando Albert Goldbaum, un cugino del ramo inglese della famiglia.
Per una ragazza della sua estrazione sociale il matrimonio è una delle spiacevolezze della vita da affrontare prima o poi, e con questo spirito Greta lascia Vienna per la piovosa Inghilterra.
A Temple Court, dove si trasferisce, la ragazza si sente estranea persino a se stessa: la nuova famiglia la tratta con rispetto, la servitù con deferenza e Albert è cortese e sollecito. Ma la sua presenza riesce a essere opprimente come una coperta pesante in una nottata troppo calda, e tra i due giovani si instaura una gelida, sottile antipatia. Al punto che Lady Goldbaum, la madre di Albert, decide di donare alla ragazza un centinaio di acri come dono di nozze, un Veronagiardino dove sentirsi finalmente libera da ogni costrizione.
Alla silenziosa contesa di Temple Court si aggiunge, però, il fragore di ben altro conflitto: la prima guerra mondiale, il tragico evento che spazzerà via l’intero vecchio ordine su cui l’Europa si era retta per secoli. La corsa agli armamenti è tale che persino gli influenti Goldbaum, benché abituati a lavorare con discrezione dietro le quinte dei governi e delle dinastie reali, non possono alterarne il corso. Per la prima volta in duecento anni, la famiglia si troverà su fronti opposti e Greta dovrà scegliere: la famiglia che ha creato in Inghilterra o quella che è stata costretta a lasciare in Austria.
Attraverso pagine d’inconsueta bellezza Natasha Solomons dona al lettore una struggente storia d’amore e al contempo getta uno sguardo nuovo sulla complessità dell’identità ebraica all’inizio del XX secolo e sul ruolo delle banche nei finanziamenti alla causa bellica. 

Questo è un romanzo storico, ma anche una saga familiare perché narra le vicende della famiglia Goldbaum, i banchieri d'Europa.
Ovviamente, penso che la famiglia sia inventata ed ispirata alle varie famiglie importanti che manovrano il denaro al tempo.

La storia è ambientata nel 1911 quando Greta, una dei figli dei Goldbaum austriaci, viene promessa in sposa ai Goldbaum britannici, in particolare al secondogenito Albert.
La ragazza è peperina ed ha un certo caratterino, ma non è stupida e sa, quando vuole, comportarsi come il suo rango richiede. Ma rimarrà eccentrica e coraggiosa per tutta la vita, irritante anche a volte. L'unico a ricondurla alla ragione è solitamente il fratello Otto, cui è legatissima. Sarà una bella sfida per Albert, abbastanza aperto mentalmente, ma molto rigido e schematico, capace di entusiasmarsi follemente solo per farfalle e coleotteri.
In realtà la sfida è per due perché non è facile combinare la vita tra estranei costretti al matrimonio, neppure quando è consuetudine.

E' un romanzo lento dal ritmo ricercato per quanto raramente presenti frasi difficili, ma ben strutturato e composto sì.
Si tratta di un viaggio negli anni d'oro del '900 e agli albori del primo conflitto mondiale.
Visiteremo la Francia, l'Inghilterra e l'Austria di inizio secolo e le dimore di famiglia.
Avremo inoltre occasione di conoscere le usanze ebree perché i Goldbaum sono una dinastia ebrea. A seconda della nazione sono più o meno integrati, al tempo, ma mai del tutto accettati né volenterosi di sentirsi parte integrante della nazione in cui vivono.
E' anche un viaggio nella finanza e nelle abitudini del tempo, nella gerarchia familiare e sociale, nei rapporti tra marito, moglie e figli, in quegli anni in continua evoluzione.
I personaggi, soprattutto i giovani, saranno chiamati al cambiamento.
Quelli più anziani però faticheranno ad adattarsi, convinti della correttezza delle proprie convinzioni.

Questo romanzo è lungo, dettagliato, si rivela scolpito con cura.
All'inizio ero titubante a cominciarlo, era nella lista "Mai". Invece ho fatto bene, mi sarei fatta un torto altrimenti.
Purtroppo lo trovo "interrotto" perché secondo me lascia molte cose a metà, proprio quando la narrazione e le vicende ci lasciano alcune cicatrici per l'esito del fato di alcuni personaggi.
E' impossibile rimanere indifferenti davanti a certi fatti, ma mi rendo conto che non è una lettura per tutti, troppo lenta e ricca di dettagli e descrizioni, con nessuna azione.
Lo trovo adatto però agli amanti dei romanzi storici, saghe familiari, romanzi introspettivi e descrittivi.

Finito il 13/01/21


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