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28/05/20

Recensione de Le ultime lezioni di Giovanni Montanaro - Ci provo con #8

Buongiorno Lettori,
come state? Vi state finalmente godendo un po' il bel tempo?
Io scoprirò se avrò partorito (la rubrica va online oggi, ma avevo predisposto il post) o se devo attendere il 31 per l'induzione.

Eccoci al nuovo appuntamento di Ci provo con, rubrica ideata da La lettrice sulle nuvole al fine di provare nuovi autori e poi (certo, come no) smaltire accumuli nelle librerie.
Gli spoiler, se presenti, sono normalmente segnalati.

Questo mese mi sono dedicata al nostrano.


Trama:  Il professor Costantini è esattamente il tipo di uomo che si ha in mente quando si pensa a un professore. Jacopo ne apprezza le lezioni di letteratura al liceo - "parlando di eroi, d'amore, di donne, di morte, si diceva tutt'altro, si diceva di noi" - ma in fondo nutre per lui quel misto di sfiducia e curiosità che molti ragazzi nutrono nei confronti degli insegnanti. Poi a Costantini muore improvvisamente la moglie e si ritira dall'insegnamento, rifugiandosi nella sua casa sull'isola di Sant'Erasmo con la figlia disabile. Jacopo lo dimentica presto, ma dopo alcuni anni lo ritrova, proprio mentre sta attraversando un momento delicato: ha da poco rotto con Alice, di cui, pur senza volerlo ammettere, è ancora innamorato, e sta per finire gli studi di Economia senza sapere cosa fare dopo. Il professore lo invita ad andare a trovarlo e Sant'Erasmo lo accoglie con i suoi canali e i suoi silenzi, i carciofi e le biciclette, e una brezza calda, salata: "Venezia era distante, e anche l'Adriatico. C'erano rondini e gabbiani. C'era profumo, di salso e di alberi, di caldo. Pareva di stare lontano, ai Tropici, in qualche mondo inesistente, selvaggio". Jacopo ha bisogno di quel rifugio, e ha bisogno di Costantini, delle sue parole, di essere ripreso quando sbaglia, di essere indagato per riuscire a capirsi: nessuno, dai tempi della scuola, gli parlava più come il professore, gli poneva le domande fondamentali. E poi c'è Lucia, la figlia, che nasconde femminilità e vita. Così Jacopo per un'estate intera frequenta quella casa e, all'ombra di un grande albero di mimosa, scrive una tesi che non era riuscito neanche a cominciare. Da lì, troverà il suo destino. Giovanni Montanaro racconta l'età difficile delle ultime lezioni, in cui si diventa adulti grazie anche ai maestri imprevedibili che la vita ci fa incontrare. 


Questo libro mi è stato consigliato svariato tempo fa, un po’ lo volevo leggere ed un po’ temevo fosse una gran rottura di scatole. Ho deciso di provare a leggerlo solo perché è davvero molto breve.

Il protagonista è Jacopo, uno studente veneziano, che rimane affascinato da un professore ritenuto noioso da tutti e che lui trova eccellente, valido, ma dei cui insegnamenti scolastici potrà beneficiare solo per un anno. Sarà qualche anno dopo, durante una crisi personale, che si ritroveranno per caso, dando inizio ad un’amicizia tardiva e molto ricca che porterà frequentemente il giovane presso l’abitazione di Sant’Erasmo dell’anziano.

Questa lettura mi ha ispirato una dolce nostalgia.
Ho amato Venezia, anche se ci ho vissuto pochi anni. In queste righe ho ritrovato calli, luoghi, atmosfere. Ho rivissuto ricordi, non tutti piacevoli e mi piacerebbe proprio tanto poter tornare, anche stabilmente. Ho fatto un viaggio nel tempo e nello spazio, ero là, a volte mi sostituivo a Jacopo per vivere meglio tutto ciò che respiravo durante la lettura.

Jacopo non sa più che direzione far prendere alla sua vita, pur avendo fatto ottime scelte. Ora la sua vita è ad un bivio e non sa come proseguire, non ha più scopo, probabilmente perché il suo problema  è che non è mai soddisfatto e pensa sempre al dopo, non si gode quanto ha. Costantini lo aiuta, gli fornisce comprensione ed uno spazio per scrivere la tesi, ridando coordinate al giovane. Beneficiano entrambi del rapporto, ma di più il giovane.
Infatti il professore ha i suoi pesi, come doversi occupare e preoccupare della figlia tetraplegica, nascondendosi verità che non fa piacere a nessun genitore rivelare a nessuno, nemmeno a sé stessi. Per esempio non si può ammettere che ci si vergogna di un figlio così ricco di problemi di salute, che non sarà mai autonomo e la comodità che è vivere lontano dagli sguardi altrui, in barba alle giustificazioni che è l’ambiente più salutare e privo di barriere architettoniche per lei.

L’insegnamento più grande del libro è che la vita non è certezza e che crescere è perdere opportunità perché si deve scegliere. Certo, possiamo tutto, il mondo è ai nostri piedi (più o meno), ma occorre scegliere e farlo implica rinunciare ad altre opzioni. Non si può avere tutto, come si suol dire. A qualcosa si deve rinunciare.

Ho amato leggere queste, pur brevi, pagine. La scrittura è scattante e scorrevole, mi ha avvinta e ne sono rimasta piacevolmente sorpresa, positiva nel caso dovessi leggere altro dell’autore.


Queste sono le altre partecipanti del mese. Passate da tutte!

15 commenti:

  1. altro libo che non conoscevo. il fatto che sia breve mi invoglia a leggerlo, in questo periodo sto facendo un po' di fatica perchè l'ultimo mese di scuola è stato completo e stare vicino a due adolescenti mi ha fatta ammattire!

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  2. Non conosco il libro, però sono contenta che il primo giudizio sia stato ribaltato e in poche pagine tu abbia provato diversi sentimenti!!!

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    1. Per fortuna perché temevo tanta noia o pesantezza!

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  3. Un libro particolare. Mi incuriosisce molto

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  4. Non conoscevo questo libro, ma devo dire che mi ispira molto

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  5. Ma che carina questa storia, mi hai incuriosita

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  6. Molto carino! La mia prof di lettere delle medie è stata per me tutto ciò!

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    1. Anche io ho dei ricordi molto positivi di alcuni professori importanti per me, questo libro rievoca tanta nostalgia !

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  7. All'università avevo un prof. che di cognome faceva proprio Costantini, era di Geometria 1 e.....ed era noioso!!!

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