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03/01/20

Recensione di La donna dei fiori di carta di Donato Carrisi

Trama: Il monte Fumo è una cattedrale di ghiaccio, teatro di una battaglia decisiva. Ma l'eco dei combattimenti non varca l'entrata della caverna in cui avviene un confronto fra due uomini. Uno è un prigioniero che all'alba sarà fucilato, a meno che non riveli nome e grado. L'altro è un medico che ha solo una notte per convincerlo a parlare, ma che ancora non sa che ciò che sta per sentire è molto più di quanto ha chiesto e cambierà per sempre anche la sua esistenza. Perché le vite di questi due uomini che dovrebbero essere nemici, in realtà, sono legate. Sono appese a un filo sottile come il fumo che si leva dalle loro sigarette e dipendono dalle risposte a tre domande.
Chi è il prigioniero? Chi è Guzman? Chi era l'uomo che fumava sul Titanic?
Questa è la storia della verità nascosta nell'abisso di una leggenda.
Questa è la storia di un eroe insolito e della sua ossessione.
Questa storia ha attraversato il tempo e ingannato la morte, perché è destinata al cuore di una donna misteriosa.


Non fosse stato per la challenge di prova dubito che avrei letto questo libro, per quanto breve.
Io non sono una fan del '900 e quindi non leggo di mia sponte, solitamente, libri ambientati in questo periodo.

Ci troviamo sul Monte Fumo, sulle Alpi, durante la Prima Guerra Mondiale. Ci troviamo nell'accampamento austriaco e il medico del campo si trova coinvolto in un compito inusuale per lui.
Durante una retata, infatti, viene catturato un piccolo gruppo di italiani e tra di essi vi è un militare che si sospetta essere un ufficiale, ma che non vuole rivelare la sua identità.
Il medico Jacob viene scelto perché in grado di parlare italiano e deve fargli confessare la verità entro l'alba. Il prigioniero inizia a parlare, ma per rivelare fatti insoliti, una storia legata a lui che condurrà alla sua identità.
Ecco che scopriremo la storia di Guzman, uomo sempre in viaggio, fumatore ed abile narratore che ci conduce, con storie e vicende, in giro per mezzo mondo.

La storia risulta senz'altro scorrevole, non mi sono praticamente accorta di averla letta.
Però non mi sono trovata coinvolta.
L'ho giudicata da "tre stelle" perché è comunque gradevole e la figura di Guzman affascinante, così come quella del milite disposto a sacrificarsi coi suoi uomini.
La qualità narrativa di Carrisi comunque non si discute, ma ci ho trovato poco di thriller e di psicologico, appena il secondo.

2 commenti:

  1. peccato, volevo leggere altro di Carrisi, ma magari scelgo un altro titolo

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    1. Già. Poi potrebbe essere solo a me che non è piaciuto così. Carrisi resta Carrisi, ma stavolta non è andata.

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