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02/12/19

Recensione di Nebbia di Miguel de Unamuno


Trama: Un grande classico della letteratura del Novecento, pubblicato nel 1914, che i lettori riscopriranno con gioia. Separato dai traffici della vita, il giovane, benestante Augusto Pérez, gran passeggiatore e giocatore di scacchi, conduce la sua esistenza oziosa perennemente avvolto nella vibrante atmosfera delle sue fantasticherie. Neanche l'incontro casuale con Eugenia, una graziosa insegnante di pianoforte, sarà sufficiente a riportarlo con i piedi sulla terra. Più che di Eugenia, infatti, l'uomo è innamorato del suo sogno d'amore, del fantasma di verità e di bellezza che la fantasia gli ha dipinto nel segreto del cuore. Ma il sognatore Augusto, a sua volta, non è che il sogno di uno scrittore, Miguel de Unamuno, che comparirà nell'opera quando il primo si recherà a chiedergli conto del suo destino. Ed entrambi, autore e personaggio, non sono forse altro che un sogno di Dio, destinati a dissolversi al suo risveglio.


Cosa posso dire di Nebbia se non: perché?!

L'ho letto per il gruppo di lettura della biblioteca ed è stata una lettura rapida.
Si tratta di un importante classico della letteratura spagnola e narra la vita di Augusto Perez, rampollo di sangue nobile che si innamora per la prima volta e tutto ruota attorno a questo impervio amore perché infatti Eugenia, la giovane per cui palpita il suo cuore, è già impegnata ed è molto ritrosa.
Purtroppo il cammino di questo giovane ricco è pervaso dalla sfortuna.

Sono tante le cose che non mi sono piaciute di questo romanzo.
Innanzitutto il carattere innovativo di quest'opera.
L'autore, intellettuale e scrittore di spicco del secolo scorso, è sempre stato insofferente alle autorità, infatti ha avuto abbastanza seccature fino alla morte con la monarchia, con la repubblica e col franchismo.
Ha avuto l'idea di scrivere una nivola , e già qui avrei dell'orticaria, perchè si tratta di un romanzo che non è un romanzo, scritto allo scopo di non averne. E' ricco di dialoghi, ma spesso senza senso o comunque dicendo spesso tutto e il contrario di tutto. Sarà un espediente letterario, ma mi pare privare i personaggi di spina dorsale, se non altro il protagonista.Infatti li odio TUTTI.
Poi perché scrivere un libro senza scopo e che va avanti a caso? Protagonisti che vivono alla giornata, vicende amorose che la fanno da padrone e personaggi che prima dicono A e poi L per tornare ad A, ma forse, eh, sia mai che su qualcosa siamo più certi che su altro.
Realtà e finzione mescolate, potrebbe anche starci, ma boh, condotta così la faccenda dico no.
Per non parlare del finale che è la cosa più terrificante! Ed è un'offesa verso chi si suicida. Non vi dico altro perché potreste iniziare ad imprecare e magari a dire anche qualcosa di peggio.
E le considerazioni sulle donne? L'autore si sposa la donna di cui è innamorato dall'infanzia, nonostante ciò afferma che "conosciuta una le conosci tutte", sinteticamente e si alternano, per bocca di Augusto, amore e sufficienza per le donne. Ma tua sorella che poveraccia è morta con l'altra tua sorella e prima di loro tuo padre. Cioè, sopravvive con la madre e ogni tanto tocca a qualcuno vivere questo supplizio perché sei diventato un letterato? Studenti per lo più, immagino soffrano per mano tua.

Cioè, d'accordo che viviamo un'esistenza misteriosa, immersa, appunto, nella nebbia a cui si contrappone l'amore, sentimento che fa soffrire, ma che rende il tutto tangibile. Per certi versi è deprimente, però, sapere di viaggiare verso un nulla che mai raggiungeremo.
Poi, dico, già abbiamo problemi, qui ci si chiede cosa è reale e cosa immaginario, se esiste il reale come immaginazione o l'immaginario come realtà. Fa dubitare il protagonista della sua esistenza e ci discute addirittura, nella mia edizione c'è anche l'intervista al personaggio.
Sono anche bei concetti (chi, almeno un pò, non ha mai avuto dubbi esistenziali? Soprattutto oggi dove tutto è e non è alla portata di tutti allo stesso momento), ma non ho apprezzato la lettura.
Io sarò un'ignorante, ma come ha fatto questo libro, uscito nel 1914, in Italia nel 1921, due anni prima de La coscienza di Zeno (che non ricordo bene, ma sembra avere molto più senso), a diventare la firma, il simbolo delle abilità letterarie di de Unamuno? 
Ho capito solo che è un preesistenzialista e che la cosa non mi è piaciuta nemmeno un po'.

Nonostante le mie pessime parole è un’opera innovativa e che sfida tutte le convenzioni sociali dell’epoca. Eugenia è una donna in parte crocerossina, ma spregiudicata e cinica, pronta a tutto per i propri obiettivi. Sua zia comanda in casa, ma suo zio è anarchico quindi comunque non comanderebbe. Lo stesso Augusto è un uomo atipico e diverso dall’uomo del 1900, anzi è privo di spina dorsale. Si mette in dubbio il matrimonio come l’idea che sia necessario avere figli.

Non ho colto le riflessioni filosofiche, numerose come dicevo mi basto io come problema nella vita XD

Quel che ricorderò? La lettura fatta con le migliori intenzioni e in realtà condotta leggendo per inerzia, cercando di rileggere i passaggi ostici e concludendo che non volevo complicarmi inutilmente la vita, ma che ha condotto al vivo dibattito mensile  in biblioteca che fa sempre bene.

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