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11/10/19

Recensione di E' così che si uccide e La forma del buio di Mirko Zilahy -vol. 1 e 2 - Purché sia di serie #3

Buongiorno Lettori,
come state?
Siamo di nuovo qui per l'appuntamento del mese con purché sia di serie, rubrica ideata da La lettrice sulle nuvole al fine di smaltire le palate di serie che noi lettori compulsivi accumuliamo, iniziandone ovviamente di nuove.
Spoiler consentiti, anche se magari è gradito segnalarne la presenza.
Io questo mese parlo della serie di Mirko Zilahy.

Trama: La pioggia di fine estate è implacabile e lava via ogni traccia: ecco perché stavolta la scena del crimine è un enigma indecifrabile. Una sola cosa è chiara: chiunque abbia ucciso la donna, ancora non identificata, l’ha fatto con la cura meticolosa di un chirurgo, usando i propri affilati strumenti per mettere in scena una morte.

Perché la morte è uno spettacolo.

Lo sa bene, Enrico Mancini. Lui non è un commissario come gli altri. Lui sa nascondere perfettamente i suoi dolori, le sue fragilità. Si è specializzato a Quantico, lui, in crimini seriali. È un duro. Se non fosse per quella inconfessabile debolezza nel posare gli occhi sui poveri corpi vittime della cieca violenza altrui. È uno spettacolo a cui non riesce a riabituarsi. E quell’odore. L’odore dell’inferno, pensa ogni volta.
Così, Mancini rifiuta il caso.
Rifiuta l’idea stessa che a colpire sia un killer seriale. Anche se il suo istinto, dopo un solo omicidio, ne è certo. E l’istinto di Mancini non sbaglia: è con il secondo omicidio che la città piomba nell’incubo.
Messo alle strette, il commissario è costretto ad accettare l’indagine… E accettare anche l’idea che forse non riuscirà a fermare l’omicida prima che il suo disegno si compia. Prima che il killer mostri a tutti – soprattutto a lui – che è così che si uccide. 



Roma è nelle mani di un assassino, un mostro capace di dare forma al buio. Una tenebra fatta di follia e terrore, che prende vita nel rito dell'uccisione. Le sue visioni si tramutano in realtà nei luoghi più sconosciuti ma pieni di bellezza della città, perché è una strana forma di arte plastica quella che il killer insegue. Lui si trasforma, e trasfigura le sue vittime in opere ispirate alla mitologia classica: il Laocoonte, la Sirena, il Minotauro... Sono però soltanto indizi senza un senso apparente, se non si è in grado di interpretarli. Di analizzare la scena del crimine. E tracciare un profilo. Ma il miglior profiler di Roma, il commissario Enrico Mancini, è lontano dall'essere l'uomo brillante e deciso di un tempo. E la squadra che lo ha sempre affiancato non sa come aiutarlo a riemergere dall'abisso. Mentre nuove "opere" di quello che la stampa ha già ribattezzato "lo Scultore" appaiono sui palcoscenici più disparati, dalla Galleria Borghese all'oscura, incantata Casina delle Civette a Villa Torlonia, dallo zoo abbandonato all'intrico dell'antica rete fognaria romana, Mancini viene richiamato in servizio e messo di fronte a quella che si dimostra ben presto la sfida più terribile e complicata della sua carriera. O forse della sua stessa vita.

Rimandavo da molto la lettura di questa serie, ma non ho mai avuto la spinta.
Il protagonista principale è Enrico Mancini, commissario a Montecarlo a Roma. E' un uomo distrutto a causa della morte della moglie, non è più il profiler di un tempo, solo un involucro capace di bere alcol.
Nel primo libro si trova ad indagare sulle morti di un'ombra, quel che si rivela un serial killer che compie omicidi efferati e che hanno un legame incomprensibile.
Nel secondo libro c'è un nuovo serial killer che uccide a caso predisponendo le vittime come opere d'arte collegate ai miti. Anche se...sarà davvero questo quel che sta facendo il misterioso killer?
In entrambi i casi Mancini sarà affiancato dalla squadra composta dalla sensuale pm Giulia Foderà, dal simpatico e matto Antonio Rocchi, dal professore di criminologia in pensione Claudio Biga e dalla reporter della scientifica Caterina De Marchi.
Le indagini sono difficilissime e sembra di brancolare perennemente nel buio, Roma è nel caos più totale, ma è la coprotagonista della storia.

Zilahy sembra che ami  la Capitale perché in entrambi i libri ne predilige un aspetto.
In E' così che si uccide contrappone i luoghi della Roma antica a quelli della Roma industriale, come il gazometro o l'ex mattatoio di Trastevere oggi museo d'arte e il Mitreo delle Terme di Ostia Antica e i fori imperiali, soprattutto il Tevere che è l'anima della città.
Nel secondo libro troviamo ville e parchi: Villa Borghese, i boschi manieristi di Bomarzo. Visiteremo anche il Giardino Zoologico e il vecchio e celebre LunEur dove sarò entrata appena una o due volte.
E' sicuramente un uomo colto o uno scrittore minuzioso, infatti ci dice che un pezzo del Colosseo è stato utilizzato per la Basilica di San Pietro o, ho scoperto, anche per Palazzo Barberini.

Ci parla delle paure e delle ombre che abbiamo dentro, delle trasformazioni che temiamo, di mostri, di dolore. Di quell'universo che a volte genera mostri. Ecco, però che l'autore dica che Mancini è una sua metà e l'ombra (il serial killer) quella nascosta mi preoccupa un filino...

Però non mi è piaciuto per niente.
La narrazione l'ho trovata pesante o comunque noiosa e Mancini lo avrei preso a sberle un momento sì e l'altro pure. Innanzitutto è depresso, fa venire anche a noi la mancanza di voglia di vivere. E' pure incoerente, ha dei momenti di ripresa, alternati a rabbia e nuovamente depressione. Ma andare in terapia, no?? Fosse il primo a subire un lutto! Sacrosanto stare male, però sopportarlo così per pagine e pagine...
Rocchi merita la mia stima perché mi vendica nel secondo volume, mi sta simpatico. Non è svagato come sembra, comunque ha verve.
Per il resto però sembra un Rocco Schiavone depresso il libro in generale. Abbiamo solo un profiler titolato, anche lui con la moglie morta (manco ammazzata e Rocco non rompe le scatole...), una poliziotta carina anche lei di nome Caterina...Qui c'è più cupezza, le parti efferate fanno stare malissimo perché sono crude e violente.
Insomma, vedo che il romanzo è studiato e scritto con cura ed impegno, ma non  mi è proprio piaciuto.

Di sotto le blogger che hanno partecipato alla rubrica ad ottobre.

9 commenti:

  1. sono sempre cauta con i thriller, perché ultimamente ne leggo meno, questo credo che lo passerò

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    1. Mi spiace perché ha avuto la sua buona fama, presumo meritata, ma a me non è piaciuto.

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  2. Noi leggiamo un po' di tutto, senza farci troppi problemi sul genere, anche thriller o gialli, ma credo che questa volta andremmo oltre.

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    1. Dipende da quanto possa piacere il genere, io non sono un habituée,ma non mi è proprio piaciuto.

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  3. Ho sentito parlare molto bene di questo autore ma ancora non sono spinta a dargli una possibilità

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    1. Ne avevo sentito parlare anche io, ma non mi ha coinvolta, non positivamente.

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  4. Che peccato non ti sia piaciuto, io non leggo thriller, a meno che non sia “costretta” da qualche challenge, ma ovviamente ora mi terrò alla larga da questo😓

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    1. XD oddio, scusa! Io talvolta li leggo, non prediligessi altri generi ne proverei di più. Stavolta sono stata "costretta", era anche nella mia wl, ma non è stato amore.

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  5. Non conosco questa serie Né l’autore: a me piacciono i thriller anche se ne leggo pochi ultimamente però questo non mi convince completamente

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