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29/05/19

Recensione di Questa notte mi ha aperto gli occhi di Jonathan Coe

Trama: William ha poco più di vent'anni e le frustrazioni di tanti giovani: odia il suo lavoro (commesso in un negozio di dischi), la città in cui vive (Londra), e la ragazza con cui sta è molto restia a concedersi. Candido e complicato come il giovane Holden, gran tiratardi nel capire le cose del mondo, ha solo un paio di amici e divide la casa con una tipa che non incontra mai e che comunica con lui attraverso bigliettini. Il suo unico conforto è fare musica ma, pur aspirando a diventare pianista di jazz, suona la tastiera in una rock band di sfigati che si ostina a storpiare le sue composizioni. In realtà il suo vero talento sembra essere un altro: perdere gli autobus, essere ignorato dai camerieri, dire sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato. Una sera, infatti, assiste involontariamente a un delitto commesso - a lui pare - da due nani. La caccia agli assassini lo porterà a una sorprendente scoperta, ma gli consentirà anche di ripensare alle proprie scelte di vita e di aprire finalmente gli occhi!

Questa è la mia terza prova per Jonathan Coe e l'autore mostra sempre la sua capacità di scrivere una storia brillante e affatto banale.


Protagonista è William, giovane commesso di un negozio di dischi e aspirante musicista che cerca di sfondare. Nel frattempo cerca di far decollare la sua relazione con Madeline, giovane fredda e distante, almeno con lui e cerca di andare d'accordo con Tina, la sua inquilina che comunica con lui tramite dettagliati bigliettini su un bloc-notes. Nel suo tentativo di far musica incappa in un omicidio che scatena una serie di eventi che lo costringono a seguire la scia fino alla risoluzione del caso al fine di non essere messo ingiustamente in mezzo.

La terza opera di Coe mi ha preso meno. Geniale perché la storia si chiude in un cerchio perfetto, ma avrei fatto a meno delle ultime pagine aggiunte postume che ci fanno vedere che fine ha fatto William.
La musica è importante per lui e si sente. Purtroppo io non ne capisco nulla, non mi interessa,  sono parti che ho letto senza riflettere troppo o saltandole un poco, intuisco cosa vuol dire l'autore, però so che è anche quel filo troppo tecnico per me (tra la musica e l'arabo non so quale io comprenda meno). Quindi riconosco l'ottima costruzione del libro, la logica che guida la narrazione fino alla risoluzione delle vicende e la società che ci viene abilmente presentata. Non posso in ogni caso dire che mi abbia fatto impazzire.
Soprattutto quando si è profilata la verità. 
Nella più recente edizione Feltrinelli ci sono delle pagine, all'inizio, che ero incapace di attribuire ad un qualunque personaggio. Non capivo come potesse essere la voce di William. Infatti non lo era perché era Coe a parlare di sé, quando da piccolo non ha colto la palla al balzo per studiare seriamente musica. Confessa che la scrittura è praticamente un ripiego perché il suo amore va alla musica, le parole sono infide e traditrici. Ed è sconvolgente perché crolla il mito dello scrittore! Come se uno sportivo famoso dicesse che lo sport è stata la seconda scelta ed avrebbe tanto voluto fare l'archeologo. Il paragone forse non sta in piedi, apprezzo comunque lo scrittore, però sono lo stesso senza parole. Crolla un mito!

Ho trovato interessante la virata leggera al giallo, nonché l'esporre problemi piuttosto comuni come la difficoltà a sfondare e nell'avere la perseveranza nell'inseguire un sogno difficile. Si parla di disagio e solitudine di ognuno, del dubbio di aver scelto la strada giusta, piccoli rimpianti. Mi sembra che qui ogni personaggio ne trovi.
C'è anche occasione per discutere di temi quali droga e violenze sulle donne, ma non dirò di più per evitare spoiler.
Coe è sempre un maestro nel tratteggiare i personaggi. Tina è una donna impegnata, sicura di sé, ma anche chiusa e sola. William lo vedo un pò perso e fessacchiotto, ma di buon cuore e ammetto che dubbi sul suo talento musicale ne ho avuti (ma blandi vista la mia incompetenza in materia). Madeline è odiosa, fredda, ipocrita e terribile con lui. L'amore sa essere proprio cieco!
Chester e Vincent, impresario uno e proprietario di sale prove l'altro, sono viscidi e si percepisce lontano un miglio. I membri delle band non mi hanno colpito favorevolmente, tranne Tony, maestro di William e musicista in attività, e Harry, collega di William, più profondi e pensanti degli altri.

Una buona lettura che purtroppo, stavolta, mi ha colpito poco, pur piacendomi.

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