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07/03/19

Recensione de Il castello sulle nuvole di Kerstin Gier

Trama: Che diciassette anni sia un’età meravigliosa lo dice solo chi li ha passati da un pezzo. Lo sa bene Fanny Funke che nella sua vita improvvisamente non ha trovato più niente che andasse per il verso giusto: amici, genitori, scuola… Al punto da decidere di mollare tutto e di andare a fare uno stage in un albergo. Di sicuro però non sapeva dove sarebbe finita nel luogo più sperduto delle Alpi svizzere in un Grand Hotel indubbiamente suggestivo ma chiaramente in rovina e con una clientela a dir poco variegata, fra oligarchi russi, industriali americani, scrittori di gialli, attrici, ex atlete olimpioniche e, per fortuna, almeno un paio di bei ragazzi. E dove, in qualità ultima arrivata, le tocca subire le angherie di alcune colleghe, le pretese tiranniche del proprietario e l’irritante comportamento dei bambini ai quali deve fare da babysitter. Ma quella che minaccia di diventare una faticosissima routine, si tramuta ben presto in una straordinaria avventura, quando l’atmosfera festosa dell’hotel viene stravolta da un tentato rapimento, che farà capire a Fanny di chi può 
veramente fidarsi e che cosa cerca veramente nella vita…

Il caso ha voluto che leggessi questo libro perché lo avevo visto, ma certo non pensavo di leggerlo pochi mesi dopo la sua uscita.
Non ho mai avuto dubbi che la penna di Kerstin Gier potesse deludermi, nonostante qualche voce poco convinta del suo ultimo lavoro.

La copertina lascia pensare si tratti di un fantasy, l'ho sperato, lo ammetto, ma mi sono divertita lo stesso.
La protagonista è Fanny Funke, di Achim presso Brema, praticante presso lo Chateau Janvier, meglio conosciuto come Castello tra le nuvole, nelle Alpi svizzere. La giovane ha le idee chiare benché contro corrente: non vuole diplomarsi, sa che non è la sua strada. Non è altrettanto chiaro cosa voglia dalla vita né come gestire tutti i suoi compiti all'hotel, tra cui quello di bambinaia.
Fanny sa tirarsi su in fretta le maniche e la noia sarà difficilmente sua amica quando la struttura si riempirà di ospiti e compariranno sulla scena anche due splendidi ragazzi e si paleseranno, subdole, minacce ai danni di alcuni ospiti e di Fanny stessa.

Questa lettura, come ogni libro finora letto dalla Gier, corre veloce.
L'autrice sa narrare in maniera agile e dinamica anche il nulla. Lo dico perché fino a pagina 275 circa mi stavo chiedendo dove la storia stesse andando a parare. Le pagine stavano finendo rapidamente ed iniziavo a sentire l'ansia. Poi la sorte delle vicende si risolleva e mi trovo catapultata in una situazione un pò adrenalinica, quasi da thriller benché molto più divertente.
In più ci si fa una vacanza sulle Alpi svizzere gratuitamente e, visto che l'ambiente dell'ospitalità è il mio terreno lavorativo, mi è piaciuto molto l'aspetto dedicato al tema anche se in maniera lieve. Regala un'atmosfera molto rilassata, atipica nelle realtà di alto livello, a mio avviso, dove tutti sono ingessati e la spontaneità è soppressa e già inizia ad esserlo dai tre stelle. Qui la struttura alberghiera è di spessore, c'è il rigore, ma, ad esclusione di piccole antipatie o capi particolarmente duri ed irascibili, si respira un ambiente lavorativo davvero perfetto.
Fanny magari non è particolarmente fortunata perché è nel mirino delle colleghe più giovani e spietate e si fa incastrare in situazioni di ogni genere: perdita di bambini, figuracce col figlio del capo, situazioni equivoche... A noi non resta che fare il tifo per lei e sperare che scelga il ragazzo giusto tra il tenebroso affascinante e l'onesto e poco costruito.
E' interessante anche come viene resa l'esperienza di Fanny. In realtà è molto felice di essere lontana da casa e la capisco: finalmente libera, pure se deve lavorare, responsabile di sé e senza obblighi familiari, men che meno di un percorso di studi che la stava soffocando. Però è anche l'occasione di sentire le prime difficoltà lontana dalla famiglia e di assumersi le conseguenze delle sue decisioni, come capita a tutti quando cresciamo e tagliamo il cordone ombelicale. Non è un male, se non in rarissimi casi.

In conclusione ho letto un buon libro, ben strutturato e con un finale verosimile e soddisfacente (per certi versi avrei preferito qualcosa di diverso...) che ha saputo emozionarmi.

2 commenti:

  1. Ciao,io adoro la Gier penso di aver letto tutti i suo libri e dopo la tua recensione sono sempre più convinta di leggere anche questo

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    1. A me penso manchi uno dei suoi primi dopo la trilogia delle Gemme! Ma è sempre una garanzia.

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