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02/11/18

Recensione di Dal tuo terrazzo si vede casa mia di Elvis Malaj

Trama: Fra due case che si vedono l’un l’altra potrebbe esserci una strada. Lastricata e sicura, a volte, ma più spesso tortuosa, o liquida come il mare fra l’Italia e l’Albania. La via fra le sue onde è faticosa come una lingua da imparare, andando e tornando, pensando una cosa e dicendone un’altra. Ma non sono soltanto le parole a mutare, ad assumere nuovi significati in questo relato sono i fatti stessi e le persone che troviamo sul cammino.

Sempre a metà del guado, Elvis Malaj ci restituisce qualche tappa di questo percorso: due mondi, due lingue, fra noi e loro, me e te. Declinazioni dell’inadeguatezza – per forza di cose – poiché a camminare in cima al bordo si finisce per barcollare, e non corrispondere ad alcuna definizione. E così una prima volta non sarà mai abbastanza bella, o abbastanza prima, un approccio mai abbastanza azzeccato, una battuta mai capita fino in fondo, e una metafora? O troppo astratta o presa troppo alla lettera. E qualche volta, per evitare il confronto, si chiederà scusa e si scapperà via approfittando di un incidente; oppure si preferirà il silenzio sin da subito e l’incidente lo si andrà a cercare. Si indosserà una maschera per diventare le persone che vogliamo. Perché il confine, sfumando, è tra finzione e realtà.

Dal tuo terrazzo si vede casa mia è l’invito a venire dall’altra parte, a scendere di casa e passare per quella strada. Un’istanza di condivisione e meticciato, di sguardo altro, di cui sentiamo il richiamo. 

Questo libro mi aveva colpito per caso mentre ero in biblioteca. Si parla di Italia-Albania e di Interculturalità quindi mi interessa istintivamente.
Pensavo si trattasse di un comune romanzo, anche se in realtà si tratta di una raccolta di racconti, elemento che mi ha un pò spiazzato (in realtà in copertina c'era anche scritto, ma non ci avevo fatto caso) e, forse, deluso perché non si approfondisce mai un personaggio. Un vero peccato perché a modo loro sono tutti interessanti, anche i più sgradevoli.

Credo che l'intento del libro sia di fare propaganda ai pregiudizi, ma anche di confermarli in alcuni casi. Non si può liquidare nessun popolo con "tanto sono tutti così". Innanzitutto perché è troppo semplicistico (e ce ne sarebbero di pregiudizi/stereotipi sugli italiani....) e poi perché è razzista e basta dire "Io non sono razzista, MA..". Fa crollare il castello di carte.

Gli albanesi, gli italiani e gli altri stranieri qui presenti sono variegati e non solo inquadrabili in una descrizione comune.
Quel che intendo  è che spesso molti albanesi, perché alla fine lo scritto su di loro è centrato, a volte si comportano come stereotipo vuole proprio perché pensano di doversi far vedere così.
E' il caso del primo ragazzo che ci viene presentato. Fa il gradasso con dei ragazzini perché sono presuntuosi e vuol farsi rispettare, così come ci si aspetterebbe da un uomo virile. Ma al  momento di menare le mani si fa un viaggio mentale sul perché e come agire. Non è un violento, così come lo scrittore albanese protagonista dell'ultimo racconto.
Alcuni di loro sono davvero ladri , confermando che non tutti lo sono, ma altri purtroppo si. Da qualche parte il pregiudizio malauguratamente ha luogo.
Il senso di proprietà sulla donna sottomessa viene fatto intendere come modello tradizionale, cosa che non posso confermare,  ma mi pare plausibile dopo aver letto Vergine giurata, dove la protagonista alla fine decide di vivere come un uomo visto che non ne ha uno vicino.
Tradizione vuole poi che gli uomini devono uccidere chi commette omicidio verso la tua famiglia. C'è un ragazzo che finisce ospite nella famiglia che dovrebbe ammazzarlo  senza sapere chi sono.  Si salva solo perché la legge dell'ospitalità detta che l'ospite non si tocca e va trattato col massimo rispetto, offrendogli perfino il proprio letto .
Poi ci sono anche racconti ambientati in Albania tra cui uno dove si parla di un lavoratore scadente dedito al gioco d'azzardo e pure pedofilo (niente di ignoto nemmeno in Italia, i mali spesso sono comuni).
Ci sono comunque anche albanesi che non seguono questi metri di giudizio, in patria o in Italia. In quest'ultimo caso sono anche molto ben inseriti ed anzi soffrono a sentire il razzismo nei loro confronti, non lo comprendono ed hanno ragione.

Questa piccola raccolta di racconti vuole essere un ritratto attuale, una spinta a farsi domande, a non fermarsi alle prime impressioni, a non credere ai pregiudizi ed al veleno imperante, a voler agire per cambiare le cose. Tutto ciò è quanto mai attuale e necessario.
Ho solo una vera critica: ma una traduzione alle frequenti frasi in albanese? Ok, posso intuirne il senso o il sentimento, ma di significato, anche solo letterale, non ci siamo proprio.
Ho fatto fatica a trovarmi coinvolta, ma è stata comunque una lettura piacevole ed arricchente.

2 commenti: