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10/09/18

Recensione di Eleanor Oliphant sta benissimo di Gail Honeyman

Trama: Mi chiamo Eleanor Oliphant e sto bene, anzi: benissimo.

Non bado agli altri. So che spesso mi fissano, sussurrano, girano la testa quando passo. Forse è perché io dico sempre quello che penso. Ma io sorrido, perché sto bene così. Ho quasi trent’anni e da nove lavoro nello stesso ufficio. In pausa pranzo faccio le parole crociate, la mia passione. Poi torno alla mia scrivania e mi prendo cura di Polly, la mia piantina: lei ha bisogno di me, e io non ho bisogno di nient’altro. Perché da sola sto bene. 

Solo il mercoledì mi inquieta, perché è il giorno in cui arriva la telefonata dalla prigione. Da mia madre. Dopo, quando chiudo la chiamata, mi accorgo di sfiorare la cicatrice che ho sul volto e ogni cosa mi sembra diversa. Ma non dura molto, perché io non lo permetto.
E se me lo chiedete, infatti, io sto bene. Anzi, benissimo.
O così credevo, fino a oggi.
Perché oggi è successa una cosa nuova. Qualcuno mi ha rivolto un gesto gentile. Il primo della mia vita.
E questo ha cambiato ogni cosa. D’improvviso, ho scoperto che il mondo segue delle regole che non conosco. Che gli altri non hanno le mie stesse paure, e non cercano a ogni istante di dimenticare il passato.
Forse il «tutto» che credevo di avere è precisamente tutto ciò che mi manca. E forse è ora di imparare davvero a stare bene.
Anzi: benissimo.
Gail Honeyman ha scritto un capolavoro. Un libro che a detta di tutta la stampa internazionale più autorevole rimarrà negli annali della letteratura. Un romanzo che per i librai è unico e raro come solo le grandi opere possono essere. I numeri parlano da soli: venduto in 35 paesi, per mesi in vetta alle classifiche, adorato sui social dalle star del cinema più impegnate, vincitore del Costa First Novel award, presto diventerà un film.
Una protagonista in cui tutti possono riconoscersi. Perché spesso ci si rifugia nella propria realtà per non vivere quello che c’è veramente fuori. In quel riparo si crede di stare benissimo, ma basta una folata di aria fresca per capire che troppo è quello che si sta perdendo.  

Eleanor Oliphant è una giovane donna di trent'anni. Vive da sola, lavora da nove anni nella stessa azienda in Scozia ed ha idee e giudizi, anche piuttosto lapidari, su tutto e tutti. Non è una persona che definiremmo alla mano, ma lei se ne frega tranquillamente e, con un suo tipico rigore, dice senza remore quel che pensa. E' estremamente colta e raffinata nel modo di esprimersi. Per lei il dovere conta molto e guarda dall'alto in basso i suoi colleghi. Aspirazioni particolari non ne ha, vive semplicemente nella sua routine.
Ma poi... scocca il colpo di fulmine e sembra che Eleanor voglia cambiare molto di sé e crearsi una vita diversa, conquistare colui che ha attirato le sue attenzioni. Peccato che  all'improvviso l'universo decida che la vita sociale mai avuta dalla giovane debba palesarsi tutta in un colpo. Così a partire dalla conoscenza col nuovo tecnico informatico, Raymond, un tizio che sembra sciatto e volgare, ma che ha un cuore d'oro e all'aiuto di un anziano in difficoltà, Sammy, tutto inizia a cambiare per lei. Che non ne sarà sempre molto entusiasta, anzi a volte sarà addirittura perplessa o contrariata. Il mondo per lei è interamente da scoprire.


Eleanor è una persona particolare, segnata dentro e fuori dalle cicatrici. Il suo vocabolario è perfetto, anche troppo limato per la società attuale (dà del bifolco a Raymond, tra sé e sé perché lui vive di abbreviazioni nelle mail).
Il suo carattere è certamente unico. Da persona colta conosce bene certi tipi di comportamenti o delicatezze da adottare che molti ignorano al giorno d'oggi, ma al contempo può risultare sprezzante o insensibile per il tipo di commenti o esternazioni che non è in grado di filtrare. Infatti se a volte fa tenerezza per l'ingenuità su alcuni temi o per come si esprime a volte troppo forbitamente, per come sembra "arretrata", spesso irrita da morire e capiamo subito che la sua proclamata indipendenza non la soddisfa nell'intimo, checché lei ne dica. Il senso di disagio è lampante.
Leggendo capiamo l'origine della storia. Un rapporto difficile con una madre ingombrante e certamente malata. Una donna che ha completamente sottomesso sua figlia che, durante le sue telefonate settimanali, sente sua figlia cercare di prevedere gli sfoghi verbali della genitrice, assassina di autostima e positività.
Su questo tema si può tranquillamente sfondare un portone perché la famiglia Mulino Bianco non esiste. Certo, non vuol dire che tutte le famiglie siano infernali, ma quelle perfette non sono reali e i rapporti coi genitori possono essere davvero tesi, duri, difficili. Un compito assurdamente logorante ed apparentemente insormontabile uscire fuori da un legame controverso con la propria famiglia. Sono legami che possono incatenare.
Osservando la sua esistenza e quella di chi la circonda, si capisce che la fortuna viene data troppo spesso per scontata. Chi ne gode non se ne accorge, pensa di avere una vita normale, con grattacapi come tutti. Magari anche chi non ne gode ha motivo di gioire, ma la sfortuna sembra un manto impossibile da togliere, una vita migliore un miraggio, una cappa che soffoca tutto il resto.

Per fortuna Eleanor, attraverso un cammino difficile e doloroso, avrà modo di crescere. Sperimenta la vita vera, sbatte la faccia, sopravvive agli imprevisti. Certo, la sua infanzia è stata atipica e disagevole, ma è ora che inizi a vivere davvero.

Questa storia sembra semiseria, è senz'altro così che inizia. Delle prime righe innocue, introduttive, che già ci fanno un pò capire chi avremo davanti. Però scorre, è scritta in maniera molto semplice, nonostante il linguaggio di alto livello della ragazza. Alterna ironia, imprevisti, figuracce di cui la protagonista non si rende conto, ai temi più intensi e dolorosi, su cui non si vorrebbe mai posare lo sguardo.
E' un romanzo speciale che nasconde una storia all'apparenza semplice e temi non sempre trattati, non nel modo giusto.


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