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03/09/18

Recensione de Il nido di Tim Wi

Trama: Tom Keely, ex avvocato ambientalista molto noto, ha perso tutto. La sua reputazione è distrutta, la sua carriera è a pezzi, il suo matrimonio è fallito, e lui si è rintanato in un appartamento in cima a un cupo grattacielo di Fremantle, da dove osserva il mondo di cui si è disamorato, stordendosi con alcol, antidolorifici e psicofarmaci di ogni sorta. Si è tagliato fuori, e fuori ha intenzione di restare, nonostante la madre e la sorella cerchino in ogni modo di riportarlo a una vita attiva. Finché un giorno s’imbatte nei vicini di casa: una donna che appartiene al suo passato e un bambino introverso. L’incontro lo sconvolge in maniera incomprensibile e, quasi controvoglia, permette che i due entrino nella sua vita. Ma anche loro nascondono una storia difficile, e Keely presto si immerge in un mondo che minaccia di distruggere tutto ciò che ha imparato ad amare, in cui il senso di fallimento è accentuato dal confronto continuo con la figura del padre, Nev, un gigante buono impossibile da eguagliare. In questo romanzo coraggioso e inquietante, Tim Winton si chiede se, in un mondo com- promesso in maniera irreversibile, possiamo ancora sperare di fare la cosa giusta.

Scritto con una prosa trascinante che rivela punte di umorismo nero e spietato, Il nido è il toccante racconto dell’incontro salvifico tra due solitudini che trovano l’una nell’altra un barlume di speranza. Una storia di miseria e fallimenti, dipendenze e marginalità, sullo sfondo di un’Australia ricca di contrasti, in cui la bellezza struggente dei paesaggi fa a pugni con la periferia urbana, straniante e ostile, dell’estremo lembo del mondo.

Ho preso questo libro per curiosità. 
Mi attirava l'ecologista fallito, burbero e chiuso nella sua solitudine interrotta da una vicina che in realtà è una ex conoscente. Anche se pensavo che le cose fossero narrate diversamente,  non è stato  male.

Tom Keely è un avvocato ecologista fallito, ha divorziato, vive da solo in maniera squallida. Si sta distruggendo di medicinali a scopo ansiolitico. Poi un giorno si scontra con Gemma Buck, sua ex conoscente d'infanzia e lei e suo nipote Kai irrompono nella sua vita.

Lo stile narrativo è particolare.
Veniamo subito buttati nella vita di Tom, senza preparazione ci viene sbattuta in faccia la sua quotidianità di uomo devastato ed amareggiato, che non si aspetta più niente dalla vita. Abita in un palazzo che è una metafora della vita, un edificio alto, brutto, ma con una vista fenomenale, il famoso Mirador di Freamantle, nota come Freo, in Australia.
Visto che le cose non possono andare meglio la sua "quotidianità" viene invasa da Gemma. La cosa  è positiva e negativa assieme perché se da una parte Tom è costretto a relazionarsi, dall'altra la donna e il nipote sono una patata bollente. Infatti Gemma fa parte di una famiglia problematica e la situazione non è variata nel tempo, anche da madre e nonna, anzi se possibile è peggiorata drammaticamente. 
Però Kai sta facendo scoprire a Tom una dimensione di affinità con quel bambino. Forse non sarà mai padre, ma è un rapporto che ci si può avvicinare. Per quel bambino è fondamentale perché ha visto e vissuto cose che un bambino non dovrebbe vedere o subire. E' l'occasione per il piccolo di respirare aria nuova, idee e storie nuove, di non vedere solo squallore. E' come un adulto, intelligente, ma già distrutto dalla vita e da chi gli ha dato la vita, tetro e privo di una giocosità che dovrebbe essergli naturale. Stranamente si affeziona a Tom e gli si lega da subito. Sua nonna fa il meglio che può, ma vuoi la situazione, vuoi la mancanza di capacità della donna, il lavoro educativo non le riesce sempre bene, anzi fa veri danni, ma almeno lo ama. Non è scontato, soprattutto in certi casi dove amore, odio o disinteresse vanno agli estremi.

Questo romanzo mi ha colpito molto, mi ha ricordato per tanti versi il mio passato con episodi certo molto più leggeri di quelli raccontati nel libro, ma che hanno inciso nella mia infanzia e nella mia crescita che non sono state "da manuale". La famiglia perfetta e senza macchie difficilmente esiste, ma diciamo che la mia era un pò più strapazzata e quindi è stato destabilizzante leggere di Kai, frustrante leggere di Gemma ed empatizzare ma volerla anche prendere a schiaffi.
Anche Tom per tanti versi lo capivo e mi veniva da dire "Dai, rialzati. Cosa ci stai guadagnando a distruggerti così?".
Si parla però anche di ecologia, di come va il mondo dove vincono sempre i potenti, che al massimo si mascherano da buoni senza esserlo per continuare a fare quel che vogliono. Dei buoni che fanno la cosa giusta e vengono calpestati, come Tom. E' proprio il caso di dirlo: se non sei stronzo, non vai da nessuna parte. Se sei onesto vieni divorato.
Insomma, c'è tanta carne al fuoco. 
Il problema è che tutto viene mandato al diavolo alla fine. Allora, la storia parte, diversamente da come pensavo, ma parte. Prosegue in maniera sorprendente, ma mi piace, anche se va a sguazzare in acque pericolose. Il registro usato è informale, il libro scorre veloce. Poi c'è il colpo di scena, l'ansia quasi da thriller che sale, ci si aspetta botti e scoppi. Arriviamo alle ultime pagine, decisive. E...il nulla. Tutto è concitato, la parola fine non c'è, un'elaborazione psicologica non è presente. Non si capisce come sia terminata la storia se non con delle supposizioni che secondo me sono imprecise e deludenti in ogni variante.
Come ammazzare un romanzo che sarebbe splendido.
Però il tempo passato assieme è stato molto buono e almeno il minimo lo assegno.

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