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17/07/18

Recensione di La ferrovia sotterranea di Colson Whitehead

Trama: «La ferrovia sotterranea» è il nome con cui si indica, nella storia degli Stati Uniti, la rete clandestina di militanti antischiavisti che nell’Ottocento aiutava i neri a fuggire dal Sud agli stati liberi del Nord. Nel suo romanzo storico dalle sfumature fantastiche, Colson Whitehead la trasforma in una vera e propria linea ferroviaria operante in segreto, nel sottosuolo, grazie a macchinisti e capistazione abolizionisti. È a bordo di questi treni che Cora, una giovane schiava nera fuggita dagli orrori di una piantagione della Georgia, si imbarca in un arduo viaggio verso la libertà, facendo tappa in vari stati del Sud dove la persecuzione dei neri prende forme diverse e altrettanto raccapriccianti. Aiutata da improbabili alleati e inseguita da uno spietato cacciatore di taglie, riuscirà a guadagnarsi la salvezza?


La ferrovia sotterranea è una testimonianza scioccante – e politicamente consapevole – dell’eterna brutalità del razzismo, ma si legge al tempo stesso come un’appassionante storia d’avventura che ha al centro una moderna e tenacissima eroina femminile. Unico romanzo degli ultimi vent’anni a vincere sia il National Book Award che il Premio Pulitzer, è un libro che sembra già destinato a diventare un classico.


Sono onorata di aver letto questo libro che ho notato ormai svariati mesi fa.

La storia è ambientata nell'America del Sud, negli ultimi decenni del 1800, quando la schiavitù è ancora forte. Però inizia a tirare un vento diverso: alcuni stati vantano neri liberi, non sembra vero, solo fantasticherie, ma qualcosa comincia a muoversi. L'abolizionismo preme per affermarsi.


Cora è una giovane schiava, abbandonata dalla madre fuggita qualche anno fa. La vita è dura, non riserva sorprese se sei nera. Soffrirai, faticherai, verrai picchiata, violata, i sogni è meglio ucciderli subito. Però arriva il giorno in cui lo schiavo Caesar le chiede di fuggire. Richiesta pericolosa, forse anche una trappola. Tempo un mese sarà lei a cercare il collega di schiavitù. La misura è colma, meglio rischiare la vita per raggiungere la libertà.

E tutto accade per caso, scelgono una notte senza luna, vengono raggiunti a tradimento da una giovanissima schiava e tanto vale portarsela dietro.
E' l'inizio di una fuga lunga, un percorso che porterà questi schiavi nella ferrovia sotterranea, movimento nato in sordina negli ultimi decenni. Purtroppo nulla è mai definitivo per queste persone cui non viene riconosciuto di essere tali. Infatti vengono subito sguinzagliati i cacciatori di schiavi fuggiaschi perché guai a lasciar credere che possono farcela e scappare. Il fuoco della libertà potrebbe divampare.


Questo romanzo è realistico, duro, crudo. Fa male, alcuni passaggi rivoltano lo stomaco e fanno soffrire, anche se non quanto chi ha subito il male.
L'uomo bianco non solo è andato in America, l'ha letteralmente stuprata, snaturata, eliminato popolazioni indigene locali, schiavizzato uomini liberi di un altro continente, ovvero gli africani. Ha tolto loro l'umanità, i diritti. Sono delle proprietà, marchiate alla stregua di animali. E loro sono effettivamente privi di speranza, sanno che la loro vita sarà un inferno. C'è chi si uccide e chi prova a scappare, tanto lo aspetterebbe solo una morte anzitempo e per sbaglio una nuova vita.
Il bianco si sente superiore, nel giusto, può perpetrare le violenze che vuole perché nel giusto, utilizza perfino la Bibbia per giustificarsi perché è peccato schiavizzare, ma va bene punire lo schiavo disobbediente e chiaramente non si possono schiavizzare i bianchi, ma i neri ottusi ed inferiori si, dunque punirli se serve. E per quella gente ci dovrebbe essere il Paradiso! Ma anche mai!
Per fortuna la storia non è immobile. In Carolina del Sud ci sono le prime comunità miste. Certo, c'è sempre distinzione, ma anche un mescolamento delle razze, per quanto formale. Poi, sfortunatamente, ci sono anche Stati dove invece l'assenza di neri è un vanto, non sono tollerati, oppure vengono ricercati con ogni mezzo se fuggitivi, sfruttati senza remore.
Quel che è triste è che anche nei contesti migliori i neri sono mal tollerarti o sfruttati. Insomma, è solo una parvenza di libertà. Sono pochi i bianchi che li trattano da pari.
E quel che è chiaro è che la salvezza, almeno per i neri di quegli anni, non è mai definitiva. Adagiarsi sugli allori può risultare letale.
Quel che mi sorprende è che gli annunci sugli schiavi fuggitivi, inseriti saltuariamente nel libro, sono veri, tratti dagli archivi digitali della Carolina del Nord, luogo fatale per un nero  di quegli anni.

La realtà è più dura di ogni fantasia. E leggere la storia, romanzata o meno, ne è la prova.

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