Trama:Un bellissimo faro sul mare e tre settimane di vacanza. Per quattordici ragazzi sta per iniziare un’estate magnifica. Un’estate di amicizie, amori e anche piccoli dissapori. Ognuno di loro ha una storia diversa alle spalle, una ferita da nascondere, un segreto da custodire. Come Samuele, sempre pronto ad attaccare briga con tutti; o Fran, che è così timida da non riuscire a parlare con nessuno; o ancora Ahmed, il ragazzo scappato dalla guerra… E poi c’è Lin, tredici anni e un numero di assenze ingiustificate sufficiente a farsi cacciare da scuola. Dalla vita ha imparato due cose: la prima è che non bisogna mai abbassare la guardia, la seconda è che non ci si può fidare di nessuno. Per questo Lin preferisce starsene per conto proprio piuttosto che fare amicizia con i compagni. Ma una scoperta nella cava di pietra ai piedi del faro cambia tutto: uno strano graffito che mette Lin sulle tracce di una misteriosa e romantica storia d’amore. E così, tra calde giornate d’agosto e meravigliose notti stellate, Lin avrà bisogno di tutto l’aiuto dei suoi amici per riallacciare gli ingarbugliati fili del passato, scoprire la verità e vivere un’avventura che la cambierà per sempre.
Con L’ultimo faro, Paola Zannoner ci regala una storia magistrale. Uno straordinario romanzo corale in cui trovano spazio le voci di quattordici, indimenticabili personaggi. Un racconto sui valori della convivenza e della conoscenza reciproca al di là delle differenze, ma soprattutto sull’irresistibile potere della parola.
Quattordici ragazzi, quattordici storie. Una sola, indimenticabile vacanza.
Un romanzo magistrale dalla penna di un’autrice bestseller.
Preso d'impulso in biblioteca per spezzare letture più dure che avevo preso in prestito.
La storia è ambientata in estate. Quattordici ragazzi dagli undici ai quindici anni sono appena arrivati in un campo estivo presso un faro che, personalmente, colloco in sud Italia.
Però, eccezioni a parte, nessuno mi sembra molto contento e convinto di essere lì.
I fatti vengono inizialmente narrati da Lin, testa calda. E' veritiera, quando parla ha pure ragione, ma è troppo sicura del suo parere (perchè ancora non è entrato in scena Tudor), è cinica, disillusa, come me ama poco chi sorride troppo. Poi si crede sempre nel giusto anche per la cattiveria ed il bullismo che fa, non le vede come cattive azioni, anzi deride quelle che ha bullizzato perchè sono brave studentesse e non capiscono che non avranno premi dalla vita.
E' lì per "redimersi", pochi sono lì per scelta.
Ad esempio Cicca, figlia di una famiglia di menefreghisti dove tutti si devono preoccupare dei propri problemi e nessuno sta dietro questa ragazzina un pò "tarda" non per colpa sua. In realtà nessuno è disponibile per nessuno. Molto...modello giungla, ognuno per sè.
Oppure Fran che ha una famiglia altrettanto allarmante perchè è depressa, ha perso la nonna, ma proprio per questo viene aggredita, demolita ed allontanata dalla famiglia.
Sergio invece è qui perchè passa il proprio tempo solo online e secondo i genitori deve tornare nella realtà. Capisco la sua passione e le motivazioni, ma le sue difficoltà non gli fanno capire che rischia di cadere nel patologico.
Mi ha colpito molto Ahmed che racconta la sua esperienza di immigrazione che ha inizialmente vissuto come un'avventura, pur avvertendone i pericoli. Purtroppo la sua gran fede in Dio non riesco a farmela andare giù, ma è giusto che questo personaggio sia così.
Apprezzo molto Malika che ha ottimi voti, è seria e timida, con una famiglia solida e rigida alle spalle ed è li volontariamente. Anche Jessy apprezza questo viaggio e pure Walter.
Samuele invece è il solito attacca brighe che si sorprende di essere stato preso di petto per le scommesse e le rivendite in nero. Il problema è il livello, non si rende conto.
Eppure si trovano qui, ormai devono godersi la vacanza. E scopriranno una storia nella storia legata al faro.
I coach Giulio, Roberta e Marianna avranno il loro bel da fare con questo gruppo variegato ed esplosivo. Sono motivati, preparati ed aperti, ma passeranno momenti turbolenti!
Questo libro sicuramente fa riflettere.
Perché ci sono famiglie che sono così cattive nei confronti dei figli? Come non ci si può rendere conto di essere talmente distruttivi nei loro confronti? Come ci si può sentire legittimati in alcuni casi? E allora se siamo pure insofferenti perché li abbiamo fatti nascere? Cosa credevamo, di avere dei peluches?
Inoltre realizzo che in alcuni casi non ci si rende conto del male arrecato (ad esempio i genitori insofferenti di Fran) e che quindi è difficile cambiare registro se si ignora il problema.
Ed i ragazzi perché raramente non vedono oltre? Questa esigenza di essere sboccati, ribelli, distruttivi, dominanti o il trovarsi nel ruolo di vittime senza reagire. Ci può stare, ma perché? E poi perché c'è chi invece capisce e si comporta di conseguenza, con rispetto per tutti, curiosità, se non anche con la volontà di predisporre un futuro (ad esempio Màxim, ma con dei genitori stufi di mantenerlo non ha nemmeno troppa scelta).
Dei ragazzi però nessuno è cattivo, sono semplicemente il risultato della famiglia e delle esperienze vissute. Non sempre capisco, non capivo nemmeno da adolescente, ero decisamente atipica. Quel che è certo è che la parola fine non c'è per nessuno.
Ho vissuto questo libro come un viaggio verso l'età adulta, un'occasione di riflessione, un'esperienza dove potersi esprimere lontano dalla tecnologia ed assieme agli altri nella maniera più pura.
Poi è una lettura scritta con un registro scorrevole, privo di pretese, ma al contempo ricco.
Una storia perfetta per l'estate perchè insegna, stimola riflessioni e discussioni, ma al contempo è l'occasione di passare ore liete.
La storia è ambientata in estate. Quattordici ragazzi dagli undici ai quindici anni sono appena arrivati in un campo estivo presso un faro che, personalmente, colloco in sud Italia.
Però, eccezioni a parte, nessuno mi sembra molto contento e convinto di essere lì.
I fatti vengono inizialmente narrati da Lin, testa calda. E' veritiera, quando parla ha pure ragione, ma è troppo sicura del suo parere (perchè ancora non è entrato in scena Tudor), è cinica, disillusa, come me ama poco chi sorride troppo. Poi si crede sempre nel giusto anche per la cattiveria ed il bullismo che fa, non le vede come cattive azioni, anzi deride quelle che ha bullizzato perchè sono brave studentesse e non capiscono che non avranno premi dalla vita.
E' lì per "redimersi", pochi sono lì per scelta.
Ad esempio Cicca, figlia di una famiglia di menefreghisti dove tutti si devono preoccupare dei propri problemi e nessuno sta dietro questa ragazzina un pò "tarda" non per colpa sua. In realtà nessuno è disponibile per nessuno. Molto...modello giungla, ognuno per sè.
Oppure Fran che ha una famiglia altrettanto allarmante perchè è depressa, ha perso la nonna, ma proprio per questo viene aggredita, demolita ed allontanata dalla famiglia.
Sergio invece è qui perchè passa il proprio tempo solo online e secondo i genitori deve tornare nella realtà. Capisco la sua passione e le motivazioni, ma le sue difficoltà non gli fanno capire che rischia di cadere nel patologico.
Mi ha colpito molto Ahmed che racconta la sua esperienza di immigrazione che ha inizialmente vissuto come un'avventura, pur avvertendone i pericoli. Purtroppo la sua gran fede in Dio non riesco a farmela andare giù, ma è giusto che questo personaggio sia così.
Apprezzo molto Malika che ha ottimi voti, è seria e timida, con una famiglia solida e rigida alle spalle ed è li volontariamente. Anche Jessy apprezza questo viaggio e pure Walter.
Samuele invece è il solito attacca brighe che si sorprende di essere stato preso di petto per le scommesse e le rivendite in nero. Il problema è il livello, non si rende conto.
Eppure si trovano qui, ormai devono godersi la vacanza. E scopriranno una storia nella storia legata al faro.
I coach Giulio, Roberta e Marianna avranno il loro bel da fare con questo gruppo variegato ed esplosivo. Sono motivati, preparati ed aperti, ma passeranno momenti turbolenti!
Questo libro sicuramente fa riflettere.
Perché ci sono famiglie che sono così cattive nei confronti dei figli? Come non ci si può rendere conto di essere talmente distruttivi nei loro confronti? Come ci si può sentire legittimati in alcuni casi? E allora se siamo pure insofferenti perché li abbiamo fatti nascere? Cosa credevamo, di avere dei peluches?
Inoltre realizzo che in alcuni casi non ci si rende conto del male arrecato (ad esempio i genitori insofferenti di Fran) e che quindi è difficile cambiare registro se si ignora il problema.
Ed i ragazzi perché raramente non vedono oltre? Questa esigenza di essere sboccati, ribelli, distruttivi, dominanti o il trovarsi nel ruolo di vittime senza reagire. Ci può stare, ma perché? E poi perché c'è chi invece capisce e si comporta di conseguenza, con rispetto per tutti, curiosità, se non anche con la volontà di predisporre un futuro (ad esempio Màxim, ma con dei genitori stufi di mantenerlo non ha nemmeno troppa scelta).
Dei ragazzi però nessuno è cattivo, sono semplicemente il risultato della famiglia e delle esperienze vissute. Non sempre capisco, non capivo nemmeno da adolescente, ero decisamente atipica. Quel che è certo è che la parola fine non c'è per nessuno.
Ho vissuto questo libro come un viaggio verso l'età adulta, un'occasione di riflessione, un'esperienza dove potersi esprimere lontano dalla tecnologia ed assieme agli altri nella maniera più pura.
Poi è una lettura scritta con un registro scorrevole, privo di pretese, ma al contempo ricco.
Una storia perfetta per l'estate perchè insegna, stimola riflessioni e discussioni, ma al contempo è l'occasione di passare ore liete.
brutto...
RispondiEliminaNon molto bello
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