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28/02/18

Recensione di Urla nel silenzio di Angela Marsons

Trama: Cinque persone si trovano intorno a una fossa. A turno, ognuna di loro è costretta a scavare per dare sepoltura a un cadavere.


Ma si tratta di una buca piccola: il corpo non è quello di un adulto. Una vita innocente è stata sacrificata per siglare un oscuro patto di sangue. E il segreto che lega i presenti è destinato a essere sepolto sotto terra. Anni dopo, la direttrice di una scuola viene brutalmente assassinata: è solo il primo di una serie di agghiaccianti delitti che terrorizzano la regione della Black Country, in Inghilterra. Il compito di seguire e fermare questa orribile scia di sangue viene affidato alla detective Kim Stone. Quando però nel corso delle indagini tornano alla luce anche i resti di un altro corpo sepolto molto tempo prima, Kim capisce che le radici del male vanno cercate nel passato e che per fermare il killer una volta per tutte dovrà confrontarsi con i propri demoni personali, che ha tenuto rinchiusi troppo a lungo…


Questo probabilmente sarà l'anno delle letture che volevo fare tempo fa XD
Si sa che ovviamente nel mezzo ci sono altri mille libri!

Il prologo spesso è la parte migliore del libro e si riconferma tale anche in questo caso, donando mistero e suspence alla storia (peccato che poi si scopra la realtà).
Troviamo cinque individui nell'atto di seppellire qualcuno, stringere un patto di silenzio, in un atmosfera un pò da setta .
La storia riprende anni dopo con l'omicidio della preside Teresa Wyatt, donna rispettabile, priva di passioni e rapporti personali. E non sarà l'unico. Bisogna capire chi e perchè sta commettendo questi omicidi. Kim Stone sarà la detective incaricata di questo caso, dopo un breve alterco con la divisione confinante.

Già dalle prime righe capiamo che Kim è una donna fuori dagli schemi, impetuosa, tosta, determinata e dai metodi poco ortodossi, decisamente fuori dagli schemi, ma molto umana. Sarà dura, poco vezzeggiatrice,  ma ha un animo sensibile. Intuisce che questo caso è più di quel che sembra e che è collegato agli scavi di una zona a potenziale interesse archeologico presso un ex centro minorile chiuso da anni. Chiede da subito l'anima ai suoi uomini e quello che la sopporta di più è proprio Bryant, un omaccione pratico, diplomatico e buono, ma anche Dawson e Stacey avranno di che tenersi occupati.
Kim ha a cuore questo caso più di altri perchè nel terreno vengono trovati dei resti umani, probabilmente appartenenti ad una delle ospiti minorenni. La rabbia ed il dolore insorgono in lei, ex ospite di quelle strutture, figlia di una madre insana di mente che le ha fatto subire di tutto.

La trama si forma poco a poco, tramite le vittime, gli investigatori, altri personaggi di contorno, partendo dal buio più totale che non sembra in grado di fornire uno straccio di indizio.
La narrazione si fa spezzare da scene comiche e colpi di scena fino a giungere allo sconcertante finale che, scopriremo, cela una sottotrama. L'intreccio è indubbiamente complesso, non  è un romanzo che si risolve in tre pagine.
Tuttavia, benchè il caso venga investigato in pochi giorni, la scrittura mi è risultata un pò lenta. Godibile, ma un pò troppo stazionaria. Non so spiegarmi bene. Anche se, dopo aver letto L'uomo del labirinto, ci sta che il resto mi sembri opaco! Inoltre non sono una gran lettrice del genere...
Mi piace l'attenzione al tema del degrado, dei servizi sociali, dei maltrattamenti. Non se ne parla e non si fa mai abbastanza.
Il romanzo è ambientato nella Black Country, dove vive la scrittrice. Spero per lei che la situazione non sia così degradata. Altrimenti rischia di finire come uno dei suoi personaggi!

In sintesi un romanzo ben strutturato, pieno di spunti di riflessione e condotto con maestria ad un gran finale.
E' assai probabile che io legga i seguiti, questo primo volume è stato comunque una bella scoperta.



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