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11/10/17

Recensione di La costola di Adamo di Antonio Manzini


Trama: Una donna, una moglie che si avvicinava all’autunno della vita, è trovata cadavere dalla domestica. Impiccata al lampadario di una stanza immersa nell’oscurità. Intorno la devastazione di un furto. Ma Rocco non è convinto. E una successione di coincidenze e divergenze, così come l’ambiguità di tanti personaggi, trasformano a poco a poco il quadro di una rapina in una nebbia di misteri umani, ambientali, criminali.

Per dissolverla, il vicequestore Rocco Schiavone mette in campo il suo metodo annoiato e stringente, fatto di intuito rapido e brutalità, di compassione e tendenza a farsi giustizia da sé, di lealtà verso gli amici e infida astuzia. Soprattutto, deve accettare di sporgersi pericolosamente verso il mondo delle donne, a respirare il carattere insinuante, continuo, che assume la violenza quand’è esercitata su di loro. Ogni interrogatorio condotto da Schiavone accende la curiosità della prossima rivelazione, ogni suo passo sollecita l’attesa del nuovo indizio, mentre intorno si sparge contagiosa la crescente sua commozione, si trasmette il suo malumore, e si fa convincente il pessimismo sgorgato dal suo «baratro di tristezza».

Le storie nere con Rocco Schiavone restano impresse. Per la geometrica densità dell’intreccio; per la cesellatura minuziosa di un personaggio la cui immagine ha la forza di uscire dalla pagina.

Ho letto il primo volume molto tempo fa e mi sono buttata nel vuoto perchè il noir non è un genere che propriamente mi si addice (nemmeno il giallo). E invece mi è andata bene, perchè continuo a preferire altro, ma questo autore è bravissimo e mi viene riconfermato in questo volume.

Se all'inizio Rocco Schiavone sembra, consentitemi, uno stronzo, e lo è, poi lo si scopre a 360°. Non c'è solo la faccia tosta, il caratteraccio, ma anche l'ironia, la profondità e il grande senso di giustizia.
In questo secondo volume si trova ad indagare su un caso ambiguo: un'apparente impiccagione che si rivela essere un omicidio e con molti elementi che non quadrano: c'è la cucina disastrata, la stanza matrimoniale studiata scientificamente da dove mancano sicuramente dei gioielli e la stanza dove c'è l'impiccata, Ester Baudo. Insomma, un elemento non quadra con l'altro perchè ogni parte della casa racconta una storia diversa e così le persone a contatto con la casa e la morta.
Quindi per Rocco inizia una serie di rotture di coglioni di nono e decimo livello, come dice lui, incluse quelle di natura personale perchè la sua relazione poco seria con Nora è messa alle strette dai desideri di lei circa il loro rapporto e Rocco non vuole più legami. Ed è questa la parte toccante, quando lui parla di Marina... è struggente. Quando ho capito nel primo volume la verità, che mi sono voluta negare fino alla fine, è stato straziante. Quindi sono più che chiare le sue motivazioni circa i rapporti personali. Di Marina ce n'è una sola, lo so. Anche se scopriremo il nostro vicequestore un pò geloso... a voi che leggerete sta scoprire di chi!
Però non mancano le risate, c'è una aperte con gli agenti D'Intino e Deruta che fa morire dal ridere! Giuro che rotolavo dalle risate... 

In questo libro ho amato la caratterizzazione dei personaggi che è eccezionale, pur essendo un libro breve e non dando dunque spazio ad ogni personaggio se non quel minimo che serve a dargli risalto e senso alla storia. Eppure sembra di conoscere bene tutti, consci che per alcuni non ci è ancora stato detto tutto.
In tutto questo si alternano i momenti cupi, le rivelazioni sul caso o le brutte notizie, mescolati all'ironia (perfino nei momenti clou) ed al sentimento. E soprattutto conosciamo un pò di più Rocco e concordo ora pienamente circa il suo carattere! Fa più che bene in un mondo così ad essere senza filtri.
E il finale è spettacolare. Può aprire molte discussioni, soprattutto di carattere morale.
In aggiunta, posso dire che il telefilm è  molto fedele ai libri, almeno i primi due. Finalmente una trasposizione seria di un libro! Raramente si assiste ad una riproduzione fedele e non "liberamente tratta", di solito il liberamente è inteso come "stravolgo a mio piacimento l'opera" (e mi stupisce l'approvazione degli autori).
Insomma Antonio Manzini lo consiglio a tutti: agli amanti delle serie poliziesche, del genere, anche a chi non piace perchè a me ha conquistato molto. Bisogna raramente negare ad un libro la possibilità di stupirci.



2 commenti:

  1. ciao, veramente carino questo blog...
    sono diventata una lettrice fissa...ti aspetto da me Se fosse per sempre
    un bacio, ale

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