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25/10/13

Recensione di Le streghe di Swan River di Mary Stewart Atwell

Trama:  Stretta fra i resti di una vecchia comune e il campus di una scuola per ricche fanciulle, la cittadina di Swan River, negli Appalachi, è sconvolta da una serie di sinistri incidenti: suicidi, incendi, morti violente si succedono con allarmante frequenza. Tutti episodi, stando a quanto sostiene qualche eccentrico hippie, legati all'antica leggenda delle ragazze selvagge, giovani donne che, superata da poco la pubertà, cadrebbero vittima di stati di follia inspiegabile e transitoria. Kate Riordan è nata e cresciuta a Swan River, e a sedici anni si chiede se quel destino stia per toccare anche a lei. O se ad attenderla ci sia soltanto una vita normale simile a quella di sua madre e degli altri adulti che la circondano. In un'America livida e spaesata Mary Atwell celebra l'incontenibile carica vitale, sensuale e sovversiva della giovinezza.

Le streghe di Swan River in origine è intitolato "Wild Girls", secondo me molto più adatto alla storia. Ma come sempre, se vivi in Italia, qualcosa va storto, anche nel mondo dell'editoria che a titoli e copertine compie spesso scelte anomale.
Protagoniste focali sono Kate, Willow e Caroline, tre coetanee che frequentano la stessa scuola esclusiva di Swan River ovvero l'Accademia.
Kate si trova per caso in mezzo a loro poichè sua mamma lavora nella scuola e quindi la costosa retta le viene in parte passata dall'istituto facoltoso. Buona parte delle studentesse però è composta da ricchissime ragazze d'élite spesso molto odiose ma a volte anche insospettabilmente amabili. D'altronde se si cresce in famiglie ricche ed ambiziose sicuramente non si può essere dolci come Biancaneve. E Kate le giudica spesso, tutte tranne Willow perchè è la pià carismatica anche se il loro rapporto sorvola alti e bassi a seconda di quando Willow ama avere vicino Kate e non l'entourage di oche che secondo suo padre dovrebbe coltivare come facoltose amicizie. Caroline invece è benestante ma molto analitica e coi piedi per terra, non ama sparare giudizi se non sono fondati e credo soffra quando l'amicizia di Kate si riavvicina a quella vuota con Willow.

La città da dove viene Kate è molto speciale...per motivi macabri. Infatti, le ragazze a sedici anni o restano normali o diventano streghe. Nel secondo caso la loro rabbia può esplodere sino a divenire fatale furia omicida e succede fin troppo spesso. Raramente le cose finiscono bene. Secondo Kate succede soprattutto a chi vive in Bloodwort Road, una zona abitata da gente povera, malandata e disorganizzata come se fosse un tratto sociale ma il suo più intimo segreto le dice che può accadere a tutte e  teme che tocchi anche a lei. Man mano Willow e Caroline si convincono che le ragazze selvagge, come sono chiamate in città in segreto, esistono ed a modo loro cercheranno di capire. Nell'Accademia viene genericamente trattato come argomento di folclore senza importanza tranne che per il preside Bell che nel suo corso di Miti e Misteri  parla sempre di argomenti affini alle ragazze selvagge senza mai nominarle.

I protagonisti o comunque i personaggi con cui interagiamo non mi sono piaciuti ma sono reali, grandissimo pregio. Willow è la classica falsa sin dall'inizio, ma buona parte del libro fa rientrare i personaggi o tra i disadattati, le persone semplici e banali o le persone ricche ed abbastanza vuote. L'unica che si salva abbastanza è Caroline. Kate forse è la peggiore perchè è fin troppo coerente a se stessa. Così terrorizzata dal diventare una ragazza selvaggia quasi da non vivere e da essere praticamente solo la voce narrante.
Per buona parte del libro non sono riuscita a capire di che tipo di testo si trattasse. Un libro psicologico? Forse e per buona parte probabilmente è così, ma talvolta gli elementi soprannaturali spuntano fuori in maniera palpabile facendoci chiedere dove finisca la realtà e dove inizi la suggestione.
Pensavo si trattasse di un libro psicologico perchè si parla di Swan River come di un luogo da cui voler fuggire..Come in Italia dai classici paesini in miniatura che si soffocano da soli. A Swan River c'è poca vita, nessuna attività, nessuno sviluppo, carenza di lavoro, di vivacità, le zone povere e disagiate non includono solo Bloodwort Road (la peggiore in assoluto, tipo bidonville) poichè tutti non arrivano a fine mese, molte relazioni o finiscono o si trascinano, gli uomini temono un pò le donne a causa del mito della donna selvaggia e quasi nessuno fugge da li, come se ci fosse una maledizione che li incateni. Solo Kate vuole fuggire e non aver nulla a che fare con la maledizione delle ragazze di Swan River.
Poi però determinati fatti del libro ci fanno dubitare che sia una finta e che le demoniache ragazze selvagge esistono davvero. E qui parte il dubbio..E' solo suggestione, bugie del cervello, istinti primordiali o c'è altro? Quell'altro che in quei momenti sembra l'unica verità?

Ed incredibile ma vero si parla spesso di ambientalismo! Quasi faccio i salti di gioia tanto è raro l'argomento anche se conosciutissimo. Visto lo stato del piante credo sia interesse di pochi...I miglioramenti sono minimi o nulli.

Questo libro fino alle ultime 30/40 pagine non mi ha colpito eccessivamente. Sembrava più la descrizione della vita di Kate assieme all'analisi di Swan River, dei suoi abitanti, dei suoi timori e delle sue maledizioni. Poi però il finale ha dato quel tocco di classe ed adrenalina che ha tirato su il libro ponendolo oltre la definizione di "libro documentario" per inseririsi in quella di "thriller psicologico con tratti paranormali".

9 commenti:

  1. Uhh è una sorta di libro remix allora , dato il mix di generi che contiene ahah
    La cover mi piace molto, ma il libro non mi attira troppissimo!

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    1. Penso dipenda se ti approcci al libro sperando n un super romanzo o anche in un romanzo "culturale". Però la cover , concordo, è molto intrigante

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    2. Penso dipenda se ti approcci al libro sperando n un super romanzo o anche in un romanzo "culturale". Però la cover , concordo, è molto intrigante

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  2. Io sono a pagina 117 me lo sto trascinando a fatica, proprio non mi colpisce, non mi piace, lo sto trovando molto futile e vuoto... Un susseguirsi di parlare e descrivere senza mai arrivare a nulla, speriamo che il finale risollevi ^_^

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    1. Purtroppo la protagonista da questa impressione...Alla fine devi avere pazienza, sperare che il finale ti piaccia ed apprezzare gli approcci che danno solo su antropologia e sociologia!

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  3. Mmm non so... non mi pare troppo convincente :/

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    1. No, infatti. Soprattutto se uno si lascia avvincere dalla trama e trova altro. Per carità, non si butta ma è un libro che può avere utilità per chi ama antropologia e sociologia e non molto per chi cerca un buon fantasy. Poi certo..Tutto può essere!

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  4. Ciao carissima, ti ho conosciuta cercando la recensione di "Un genitore quasi perfetto", e per questo (oltre che per il tuo blog, davvero carino) sono diventata tua lettrice fissa. Quando vuoi passa da me Frizzi e Pasticci, http://cecieviola.blogspot.it/): mi occupo soprattutto di cucina, ma cercando di mettere un po' di consapevolezza in tutte le cose che faccio.

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    1. Grazie mille Cara Cecilia! SOno appena passata da te...Hai un blog molto colorato e pieno di chicche interessanti soprattutto per famiglie!

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