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16/08/12

Recensione di Non ho tempo da perdere di Tommy Dibari & Fabio Di Credico


Non ho tempo da perdere è un romanzo di formazione che induce anche ad altre riflessioni, riflessioni che hanno un senso se si è italiani.
La trama non c'entra molto con il romanzo. Sì, dice ciò che deve succedere, ma è così tanto una sinossi da accorpare più fatti in una frase che quando si legge si fà confusione. CHi legge un libro scegliendolo dalla trama, potrebbe odiarlo davvero.
La storia è quella di Lazzaro, giovane polignanese che non ha molto da fare nella vita. Dorme e perde tempo. Per i genitori è una disperazione. La madre è  preoccupata, visto che è sempre stato così e  pure asociale le visite per verificare che non fosse una malattia si sono sprecate e lei è sempre più preoccupata per il suo diletto. Il padre invece è un tipico meridionale per cui contano solo i fatti, non le femminuccerie che ha il figlio ed infatti i due sono poco legati, se possibile si evitano perchè sicuro come il peccato che il padre dice la frase sbagliata al momento sbagliato. Poi viene il fratello Paolino che lo vede più o meno come perditempo, utile solo a fargli da spalla solo quando ha bisogno di una mano durante i traffici di contrabbando di "bionde" (le sigarette). Però il fratello parte alla volta di Roma per fare il promoter finanziario.
Lazzaro nel frattempo si fà convincere dalla madre ad andare al Cagi, un centro giovanile-professionale dove riscoprire se stessi. Qui Lazzaro conosce la cucina e progetta di partire per Milano, abbastanza lontano dai genitori e perfetto per cercare fortuna come chef.
Le cose non sono purtroppo come sempre vorremmo ed il ragazzo avrà molti problemi. Innanzitutto si fà fregare palate di soldi da un taxista conterraneo, poi invece che cercare un B&B và in un hotel dove ha la brillante idea di domandare al proprietario come cercare lavoro. Semrpe furbescamente si fà vedere nella Milano male mentre usa banconote da cento, lo seguono e lo pestano. Fortuna vuole che lo soccorra Sofialoren , trans gentile e raffinata che lo ospita per qualche tempo a casa sua, interrompendo un lavor con un cliente fisso. Poco male, per i due è l'inizio di periodo idilliaco dove scoprono di essere due metà della stessa medaglia. La cosa dura poco, Lazzaro và presto via da questo affetto e s'imbatte nel carabiniere Vito Leuci, nel fratello Rocco (pseudo spacciatore) e nella convivenza con loro e con la pseudo spasimante della merce di Rocco. Il tutto condito con le prime (e pessime esperienze lavorative). Ma presto ci sarà un altro giro ed un'altra giostra. Il nostro bello conoscerà Dalila, una cameriera del suo probabile posto di lavoro. Andrà a vivere da lei e con le inquiline Teresa, Adelina e Barbara. Un nuovo e promettente inizio che vedrà molte nuove peripezie. Che purtroppo non finiscono qui. Chiama il fratello di Lazzaro, Paolino e vuole che lasci subito la casa ed il lavoro perchè lui, grazie a Carmine Cordaro, ha trovato per lui un "Lavoro". Il poveretto accetta,  ciò che dice il fratello è giusto. Per lui inizia una nuova vita che non lui ha poco a che fare e che si sposerebbe meglio col malaffare.
Lazzaro impara a crescere e vivere benchè rimanga purtroppo un ragazzo semplice, ingenuo e buono. In ogni caso, anche nel male, tutto volge sempre al meglio per lui e ci dimostra che la tenacia e l'onestà (non sempre purtroppo) aprono molte porte e che è possibile farcela. Soprattutto è possibile vivere senza inganni, nel giusto e nel legale. Purtroppo non viene approfondito il concetto di illegale e le sue origini. Cosa che probabilmente darà adito a parecchi luoghi comuni da parte dei lettori, settentrionali o meridionali che siano.
In definitiva è un libro breve, veloce e che può far riflettere nel lasso di tempo che serve per la lettura. Una discreta qualità per un "pacchetto" che prometteva poco o al massimo un poco di svago.

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